MADRID - Era stata la Santa Sede a ordinare la riapertura di un’inchiesta indipendente sui reati di violenza sessuale denunciati da ex seminaristi ed alunni di un collegio...
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Per 26 anni Manuel Ramos Gordón è stato parroco della diocesi, fino al luglio 2017, quando il Vescovado lo sospese dopo un processo canonico in cui il prete ammise di aver abusato di vari bambini durante tre decenni, quando era docente del Seminario Minore di La Bañeza, in provincia di Leon. Tuttavia lo scandalo, nonostante le denunce pubbliche di varie vittime, è stato a lungo messo a tacere, poiché lo stesso vescovo di Astorga, Juan Antonio Mendez, ha mantenuto in segreto la condanna, stando a quanto riferito dai media spagnoli. Una delle vittime, Francisco Javier Redondo, già nel 2014 in una prima lettera inviata al Papa Francesco raccontava gli abusi subiti durante il corso 1988-1989, assieme al fratello, quando avevano rispettivamente 13 e 14 anni, e ad altri due compagni di collegio. «Le notti erano diventate un incubo di paura, un inferno di vessazioni fisiche e psicologiche», per le visite notturne del loro tutore, scriveva l’uomo, oggi 41enne, che ancora soffre le conseguenze delle violenze subite. E chiedeva al pontefice di non occultare l’orrore vissuto.
Il Papa ordinò la riapertura del caso e, dopo un primo processo, il Vaticano condannò il sacerdote a un anno di sospensione della sua attività di parroco. Ma Manuel Ramos Gordón era tornato tranquillamente al suo posto. Fino a quando si sono fatte avanti altre vittime, finora tre gli ex alunni che hanno trovato il coraggio di denunciare gli abusi, anche se dal loro racconto è emersa l’esistenza di molti altre vittime delle violenze.
Un’altra inchiesta è stata aperta dopo la denuncia presentata da un ex seminarista, Emiliano Alvarez. E si attendono le conclusioni di un’indagine sulle presunte violenze sessuali commesse nel Seminario di La Beñeza dall’educatore Angel Sanchez Cao, un prete oggi in servizio attivo nella provincia di Lugo, in Galizia. E, benché il vescovo di Astorga abbia promesso «tolleranza zero», non si placano le critiche per aver mantenuto in segreto i gravissimi fatti emersi dall’inchiesta sul prete di Leon, aperta dopo solo l’intervento del Papa.
«Guardando al passato non sarà mai sufficiente ciò che si farà per chiedere perdono e cercare di riparare il danno fatto», ha detto il prelato in conferenza stampa. «Guardando al futuro non sarà mai poco quello che si faccia per generare una cultura capace di evitare che queste situazioni non solo non si ripetano, ma trovino spazi per essere coperte e perpetrarsi», ha aggiunto. Mentre le vittime invocano giustizia e che siano accertate le responsabilità anche di coloro che per decenni sapevano e hanno taciuto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino