Cina, nuovo ministro degli Esteri: «Se gli Usa non cambiano, il conflitto è inevitabile»

Le prime dichiarazioni di Qin Gang, appena nominato da Xi Jinping in persona

Qin Gang, nuovo ministro degli Esteri
«Se Washington non cambia, il conflitto è inevitabile». Niente male per la prima conferenza stampa di un...

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«Se Washington non cambia, il conflitto è inevitabile».

Niente male per la prima conferenza stampa di un uomo che nella vita fino all’altro ieri faceva l’ambasciatore e che oggi fa il ministro degli Esteri.

Parole come bombe, tutt’altro che diplomatiche, quelle di Qin Gang, appena nominato da Xi Jinping in persona.

Se qualcuno pensava, insomma, che la Cina si sarebbe lasciata intimorire dalle recenti prese di posizione di Joe Biden e degli Stati Uniti, non soltanto si sbagliava, ma si sbagliava pure di grosso.

La Cina infatti, alle accuse di eccessiva vicinanza alla Russia, e addirittura alla fornitura sotto banco di armi a Mosca, risponde eccome, e anzi quasi rilancia.

“Non accettiamo ingerenze da parte di altri Stati”.

È questa la sostanza.

Con una mano che resta tesa in direzione di Vladimir Putin.

E con l’altra pronta a schiacciare una Taiwan che Pechino considera già sua, in un’ottica occidentale, già condannata.

Ma non finisce qui.

Perché Qin Gang è un fiume in piena e il suo discorso è una roba da cinematografia postmoderna, con tanto di metafora da corsa automobilistica:

«Se gli Usa non tirano il freno, ma continuano ad accelerare nella direzione sbagliata, non ci sarà guardrail in grado di impedire lo schianto, e ci saranno di sicuro conflitto e scontro».

E ancora, come se non bastasse:

«Il giochetto spericolato degli Stati Uniti porterà a delle conseguenze catastrofiche».

Palloni spia, zero fair play nell’economia, nessuna condanna dell’invasione della Russia a danno dell’Ucraina e, più in generale, nessun allentamento di nessuna tensione.

Nessuna ragionevolezza nel quadro sempre più in fiamme della nuova Guerra Fredda.

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Il Mattino