Svolta nelle indagini per l'omicidio di Nereo, il clochard gentile, che una settimana fa è stato investito e ucciso da un'auto pirata alle prime luci del giorno,...
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Gli agenti sono risaliti alla donna ispezionando tutte le immagini di videosorveglianza sia della zona che quelle raccolte nel percorso compiuto dalla piccola auto scura una smart nera nei giorni scorsi. Apparentemente, infatti, l'auto non passava lì quella notte per caso ma la donna, che si presume essere stata al volante, ogni giorno, all'alba, si lascia alle spalle Corso Italia per raggiungere il posto di lavoro, a pochi passi da via Veneto. Italiana di 50 anni e incensurata la donna ha chiesto di essere ascoltata in presenza di un avvocato e a ieri sera non aveva proferito una parola sull'incidente. Potrebbe essere indagata per omicidio stradale e omissione di soccorso. Ad essere ascoltato è stato anche il compagno, un italiano anche lui di qualche anno più giovane, che in un primo momento si è assunto la colpa dicendo di non aver visto il clochard attraversare, di esserselo trovato sul parabrezza e di essere fuggito per paura. La sua deposizione però non è stata ritenuta attendibile: l'uomo non ha saputo dire dove è andato dopo aver travolto Nereo e i vigili sono risaliti alla compagna seguendo il percorso tracciato dalle videocamere. Così l'indagine si è spostata sulla donna che è stata fermata ieri mattina all'alba proprio in quella traversa di via Veneto dove aveva parcheggiato l'auto prima di attaccare il turno di lavoro.
IL CLOCHARD GENTILE
Forse Nereo potrà ora riposare in pace. Clochard per scelta era diventato un personaggio amato da tutto il quartiere di Porta Pia. Quell'uomo di 73 anni che aveva lasciato San Bonificio, la sua cittadina d'origine in provincia di Verona, ed era arrivato a Roma, tanti anni fa, in cerca di fortuna. Poi la scelta: quella di vivere in strada per sentirsi libero da tutto. Lo rimpiangono ancora in molti, Nereo, che mai sentiva freddo anche in inverno perché lui diceva «Sono stato in Siberia, a meno quaranta», e sorrideva del suo passato di avventure e viaggi. Raccontava di aver lavorato sulle navi, d'essere stato in Libia, in Somalia, in Arabia e in Russia. In Germania ha fatto il carpentiere poi nel 1988 si è stabilito a Roma, costruendosi il suo piccolo mondo su Corso d'Italia. Quello che aveva scelto da più di 20 anni, chiuso in pochi passi, tra il bar all'incrocio con via Po e le mura Aureliane. La sua casa che tutti rispettavano perché lui, docile e gentile, non dava fastidio a nessuno. Per Natale aveva appeso un filo di coccarde e se ne stava lì, circondato dai libri, tanti gialli e romanzi d'amore per lo più affiancato dalla sua cagnolina Lilla che è rimasta accanto al suo corpo senza vita, dopo l'incidente, fino all'arrivo dei soccorsi.
Dopo la sua morte in tutto il quartiere si era alzato un moto di rabbia, dolore e indignazione perché a Nereo volevano tutti bene: commercianti, cittadini. In tanti lo scorso 10 gennaio si sono radunati per un momento di preghiera nella chiesa di Santa Teresa d'Avila. «Se n'è andato un uomo docile che tanti sorrisi ha strappato a tutti qui in zona», concordano ancora oggi molti residenti. «Un angelo custode per il quartiere dice Paolo Peroso , presidente dell'associazione Amici di Porta Pia mi dispiace di non aver mangiato con lui il panettone, come facevamo ogni anno. Era un uomo di grande dignità e cultura».
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Il Mattino