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«Lui le diceva che le avrebbe fatto togliere il permesso di soggiorno e che l’avrebbe accusata di furto, lei piangeva in continuazione, ha cominciato a perdere i capelli e poi sono arrivati i disturbi del sonno». A parlare è la coordinatrice del centro antiviolenza a cui si è rivolta una colf filippina abusata dal suo datore di lavoro: Antonio C., un noto avvocato 72enne del foro di Roma.
L’uomo è accusato di violenza sessuale e lesioni personali aggravate per aver sottoposto la domestica, dal 2017 al 2019, a molestie e abusi ripetuti. Tutto ha avuto inizio nel 2017, quando la donna, in cerca di un impiego che le permettesse di aiutare la famiglia, si è presentata ad un colloquio di lavoro nella residenza dell’avvocato. Come raccontato dalla vittima in una precedente udienza, in quell’occasione aveva già notato le attenzioni dell’uomo, ma il bisogno di stabilità economica l’ha spinta ad accettare la proposta di lavoro: 900 euro al mese. Così, ha avuto inizio l’incubo.
PALPEGGIAMENTI
Dal giorno in cui ha preso servizio, l’uomo, cercando ogni pretesto, si avvicinava: per toccarle il seno, dicendole che si era sporcata la camicetta, o appoggiandosi a lei per palpeggiarla mentre stava cucinando.
LA DIFESA
Si è mostrato fin da subito collaborativo, l’avvocato romano, rendendo persino dichiarazioni spontanee al pubblico ministero. È sereno nonostante la testimonianza resa in aula dalla ex dipendente. Un racconto, quello della vittima, che secondo il legale che difende l’imputato è stato contraddittorio. La donna, inoltre, nel periodo in cui sarebbero avvenuti gli abusi ha rifiutato una proposta di lavoro fuori Roma. Un elemento che, per la difesa, indebolisce la tesi della necessità economica in nome della quale non avrebbe deciso di denunciare prima l’accaduto. Ora, l’imputato dovrà tornare in aula ma, questa volta, per difendersi seduto al banco degli imputati.
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Il Mattino