L’immagine che più risalta è quella del premier Conte lasciato solo dal Movimento 5 stelle nell’Aula del Senato. Ieri durante l’informativa...
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Il premier ha rivendicato il suo ruolo di terzietà ‘accontentando’ la Lega sulla Torino-Lione («Non ci sottrarremo agli adempimenti necessari», ha detto al question time alla Camera) ma senza risparmiare stoccate a palazzo Madama nei confronti del ministro dell’Interno. «Savoini – ha spiegato interrotto più volte dall’opposizione – era nella delegazione ufficiale di Salvini a Mosca nel luglio 2018», invitato direttamente dal Viminale. Ed ancora: «Non ho ricevuto le informazioni richieste dal ministro competente».
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Lega, Conte: "Savoini invitato a forum da consigliere Salvini"
Il ministro dell’Interno si è tenuto alla larga dal dibattito: «Ognuno – ha detto di primo mattino - occupa il suo tempo come vuole, io non seguo fantasie e i film di spionaggio di serie B». Poi quando il Pd ha presentato la mozione per sfiduciarlo si è limitato ad un tweet: «E’ una medaglia come le denunce di Carola e delle Ong, gli insulti dei centri sociali. non mollo, indietro non si torna».
Altra giornata ad alta tensione nella maggioranza. Conte e Salvini si sono visti a margine del Cipe a palazzo Chigi, poi il presidente del Consiglio ha risposto alle interrogazioni a Montecitorio. Su autonomia («Non e’ un prendere o lasciare, il Parlamento deve restare centrale»), sulla manovra («Vogliamo vararla in anticipo»), sulla Torino-Lione («Fermare l’opera piu’ svantaggioso che realizzarla»), perfino sulla Libia.
IL MALESSERE
Ma mentre la Lega ha continuato a ripetere la necessità di far ripartire la fase 2 del governo «senza no e senza vincoli» (parole del capogruppo alla Camera Molinari), i pentastellati hanno manifestato tutto il loro malessere. «Conte e’ un premier di sistema», e’ insorto Paragone. «Oggi è la Caporetto del Movimento», si e’ sfogato Giarrusso.
Ma i vertici M5s hanno subito chiarito i motivi della mossa a palazzo Madama. I banchi M5s semivuoti sono una risposta al “fuggitivo” Salvini che – dicono anche da palazzo Chigi – ha alzato le spalle sul cosiddetto ‘Russia gate’ e continua a sottrarsi al confronto su ogni dossier. Ad incalzare la Lega è stato il Pd. «Vogliamo costringerlo a raccontare al Parlamento la sua versione dei fatti», ha detto in Aula Marcucci. «La sua posizione reticente è molto grave e incompatibile con il suo ruolo», ha osservato Zingaretti motivando la decisione di presentare la mozione di sfiducia, mentre Renzi ha rinunciato a parlare per evitare polemiche interne. «Voi siete i nostri miglior alleati», la risposta del leghista Romeo: «Qui stiamo parlando del nulla, non ci sono rubli, non c’è gasolio». Un affondo anche nei confronti di Conte: «Ci aspettiamo che dimostri la stessa solerzia anche sulla vicenda del voto sul Commissario europeo».
La premessa del premier che ha chiamato in causa anche D’Amico, «consulente del Viminale dal 7 settembre 2018, e’ stata che «il signor Savoini non riveste e non ha rivestito incarichi formali» nell’esecutivo. Poi l’elenco dei fatti: Savoini risulta presente ad una missione ufficiale a Mosca di Salvini svoltasi il 16 luglio dello scorso anno, era inoltre presente a un evento di Confindustria Russia, il 17 ottobre, organizzata direttamente dal Viminale.
C’era il 4 luglio, al Forum italo russo in occasione della visita di Putin. Questo però non vuol dire che «è venuta a mancare la fiducia» nei confronti di qualche membro del governo. In ogni caso - ha aggiunto Conte - «la linea dell’esecutivo in politica estera non è affatto condizionata», «io comunque informerò sempre il Parlamento» e sarò «qui anche se dovessero maturare le condizioni» le elezioni anticipate. Una frase che al vicepremier leghista non è affatto piaciuta: «Che bisogno c’era - si e’ chiesto - di pensare che ci siano altre maggioranze, raccolte come i funghetti in Trentino? Giochetti di palazzo non ne esistono, per rispetto dell’Italia e degli italiani».
Ritornano venti di crisi? «Non la apro.
Il Mattino