Coronavirus Bergamo, le urne dei morti trasportate dall'esercito tornano a casa: la fattura è salata

Coronavirus, dopo l'ecatombe della Val Seriana arriva il conto ai parenti delle vittime. I Comuni della Bergamasca, sui propri canali istituzionali,...

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Coronavirus, dopo l'ecatombe della Val Seriana arriva il conto ai parenti delle vittime. I Comuni della Bergamasca, sui propri canali istituzionali, pubblicano le tariffe, con iva inclusa, applicate dalle città fuori dalla Lombardia che hanno eseguito il servizio di cremazione delle vittime del coronavirus, sottolineando che non sono richiesti costi di trasporto effettuati con mezzi militari.


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In pratica, tutte le persone che sono state trasportate sui mezzi militari nel picco dell'emergenza per coronavirus nel bergamansco, tutti i familiari delle vittime di covid cremate, dovranno pagare per il servizio ricevuto. Molti parenti delle vittime si sono messi in contatto con dei gruppi su Facebook cercando di organizzarsi per opporsi. In uno dei gruppi,  "Noi denunceremo" si afferma: «Le amministrazioni si interroghino su cosa fare: tanti di noi, senza più lavoro, hanno tumulato più cari».

Dopo settimane le ceneri dei cari sono tornate a casa ma con loro le fatture, anche se non tutti sono in grado di sostenere le spese funerarie. La Lombardia non riusciva a far fronte all'emergenza, visto il grande numero di morti, e le immagini delle salme nei mezzi militari hanno fatto il giro del mondo. Così in altri Comuni, come Novara, Padova, Bologna, Ferrara, Vicenza e Firenze, le salme sono state trasportate (con mezzi dell'esercito) e cremate. Le stesse autorità bergamasche invitano però a fare attenzione: «Ogni struttura ha applicato prezzi diversi, in alcuni casi scontati e agevolati - sottolinea l'amministrazione di Bergamo, - e qualora i trasferimenti siano stati effettuati da mezzi militari e delle forze dell’ordine, non possono essere conteggiati costi a carico delle famiglie dei defunti».

La posizione del gruppo Facebook "Noi denunceremo" è molto chiara: «In piena emergenza, a comunicazione del decesso per Covid-19 da parte dell'ospedale, i parenti, spesso in quarantena e impossibilitati a prendere accordi per la benedizione religiosa e per una cerimonia ristretta, abbiamo scelto la cremazione, pensando che avvenisse nel forno crematorio di Bergamo", spiega Luca Fusco, fondatore del gruppo social "Noi denunceremo". «Dalla stampa, poi, - continua - abbiamo saputo che i nostri cari venivano trasferiti fuori regione e ora siamo vittime di una disparità di trattamento, stavolta senza scelta: tra i costi applicati, per esempio, tra Bologna e Ferrara c'è una differenza del 100%».

 
   
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Il Mattino