Più di 560 casi accertati, già 22 morti, stato di emergenza tra New York e dintorni, California in ginocchio, ma per Donald Trump «è tutto sotto...
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Il presidente degli Stati Uniti contro il coronavirus, la realtà quasi alternativa di chi ostenta sicurezza contro le ansie e le paure del popolo americano.
Contro, cioè, la realtà dei fatti.
La Casa Bianca, però, questa volta trema.
La tensione è palpabile e la si percepisce anche dai toni dello scontro che lo stesso Trump rilancia a bomba sui media. Colpevoli , secondo lui e come sempre, di voler osteggiare la sua quiete sintetica con le loro “Fake News”.
«Il New York Times è una fonte di imbarazzo per il giornalismo», tuona il tycoon in un’entrata a gamba tesa senza precedenti, persino per un account Twitter come il suo.
«Erano un giornale morto prima che io scendessi in politica, saranno un giornale morto quando l’avrò lasciata, tra 5 anni. Le Fake News sono il nemico della gente!»
Va tutto bene, insomma. E l’unico problema sono le narrazioni sbagliate.
Il vicepresidente Mike Pence è al lavoro («con l’aiuto del Signore»!), gli Usa hanno un piano ben definito, la macchina dei confini e dei controlli si è mossa per tempo.
Più ripete di non essere preoccupato, però, e più crescono le preoccupazioni.
Con un parallello allarmante che riguarda le borse, di cui oggi si prevede il crollo, complice il tonfo del greggio che va a picco di 30 punti percentuali.
L’archiviazione dell’impeachment sembrava aver spedito tutti i guai di Trump in soffitta.
Il caos, invece, comincia adesso.
Il Mattino