Il virus dannato e la guerra ai «vecchi maiali»

Il virus dannato e la guerra ai «vecchi maiali»
L'ultima pensata della Torre di Babele dei cosiddetti esperti del Virus Dannato, recentissima, riguarda la possibilità di inibire il libero movimento anche agli over...

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L'ultima pensata della Torre di Babele dei cosiddetti esperti del Virus Dannato, recentissima, riguarda la possibilità di inibire il libero movimento anche agli over 50, non solo agli over 65 o 60, oppure per li rami. La guerra ai vecchi, insomma, e alla Storia, alla memoria, al buon senso, è dichiarata. Eppure non è cosa nuova, almeno in letteratura. Leggete questo: «Quando ha cominciato a respirare in un modo strano, l'hanno portato via. - Dove?- domandò Dante. - A morire da solo rispose Rey». Trattasi della pagina 174 di Diario della guerra al Maiale di Adolfo Bioy Casares (1914-1999), edizioni Cavallo di Ferro, anno 2007. Scritta negli anni Sessanta, quando il narratore argentino si sentiva di invecchiare, come notò Gabriel Garcìa Màrquez, questa «divertente e tenera cronaca sembra non invecchiare mai e appare nuova come la luce di ogni giorno». E, oggi, in questo Bel Paese di vecchi al macero, appare, più che nuova, assai vecchia, e buia come la notte. Quella di Bioy Casares è la storia, terribile apologo, di un gruppo di giovani di Buenos Aires che un giorno, improvvisamente, decide di sterminare tutti i vecchi, cioè i maiali, perché chiunque abbia più di cinquant'anni è considerato inutile e dannoso. Comincia così la caccia al maiale. Fin qui la letteratura, crudele, beffarda e visionaria.


Dalla letteratura alla cronaca scellerata del 2020. Partendo da questa considerazione: pur sapendo che molti nostri tenutari della cosa pubblica, nonché di quella mista pubblica e privata, o del tutto privata, tra politici, esperti, gestori di ospizi e affini, non leggono un libro nemmeno ai tempi dell'isolamento da Virus Dannato, invece, per una sinistra trama borgesiana (e alla Bioy Casares), hanno messo comunque in pratica il romanzo dell'amico di Jorge Luis Borges. Perché di quanto sta accadendo agli anziani decimati nelle Rsa (Residenze sanitarie assistite...), e impauriti/minacciati dalle pensate della Torre di Babele epidemiologica, c'era già tutto, o molto, nel libro di Bioy Casares. Chi ha voluto far ricoverare gli affetti da Corona Virus nelle case di riposo per la vecchiaia, infatti, pare abbia seguito alla lettera le pagine del libro. Prendiamo questo brano: «Non per niente gli esquimesi o lapponi portano i vecchi in aperta campagna e li lasciano morire di freddo». O quest'altro: «Con uno sforzo d'immaginazione provate a pensare al numero di vecchi che si accumulano in questo modo e al peso della loro opinione nell'esercizio della cosa pubblica. Finirà la dittatura del proletariato, e cederà il passo alla dittatura dei vecchi». E ancora questo passaggio nel libro: «Ma lei crede, dottore, che si salverà? - domandò Vidal. Il medico spiegò: - Quanto a questo, nessun professionista consapevole della sua responsabilità lo affermerebbe mai...- Poi, in un tono pieno di cupe minacce aggiunse: - I mezzi per controllare la situazione esistono. Esistono, su questo non c'è dubbio». Sono esistiti nelle nostre Rsa, no?


Letteratura visionaria, ma non troppo. Perché nella realtà i mezzi dunque ci sono stati, sono esistiti, in particolare in Lombardia, in Piemonte. Come nel romanzo di Bioy Casares. Nel libro, però, c'è un colpo di scena, a un certo punto. C'è un nuovo fatto, racconta, «inconfutabile: i giovani si identificano coi vecchi. Grazie a questa guerra hanno capito intimamente, dolorosamente, che ogni vecchio è il futuro di un giovane. Di loro stessi, forse!». Le cose andranno in questo modo pure nell'Italia del Pio Albergo Trivulzio e delle altre case di riposo per i vecchi, over 50 o 60, come li chiamano i giornali e le tv? Ce lo auguriamo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino