Coronavirus, i focolai nelle sette religiose di Corea del Sud e Singapore

Una setta religiosa è all'origine del focolaio più importante di coronavirus della Corea del Sud, il paese che con oltre 800 contagiati dopo la Cina sta...

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Una setta religiosa è all'origine del focolaio più importante di coronavirus della Corea del Sud, il paese che con oltre 800 contagiati dopo la Cina sta affrontando la crisi più grave nel mondo. A Daegu, una città coreana con quasi 2,5 milioni di abitanti, ci sono oltre 450 infetti che fanno parte della Chiesa di Gesù Shincheonji, fondata 36 anni fa dal pastore Lee Man-hee. Si parla di 200mila seguaci e 74 chiese in Corea.


Una donna, che ha partecipato a una funzione religiosa, avrebbe causato la diffusione del coronavirus. Ma sulla stampa asiatica emerge un altro particolare che rischia di mettere in dubbio l'efficacia delle misure di prevenzione: il funzionario responsabile della lotta al coronavirus è stato anch'egli contagiato e solo dopo che è risultato positivo al test ha ammesso di essere anch'egli un adepto della setta. 

Secondo quanto riportato dal South China Morning Post la setta è considerata un "culto del giorno del giudizio" e il fondatore Lee Man-hee, 88 anni, che ha definito il contagio «un test per la fede», sostiene di avere indossato il mantello di Gesù Cristo e che porterà 144.000 persone con lui in cielo nel giorno del giudizio. Tra gli adepti contagiati vi sono poliziotti e insegnanti e dunque l'effetto catena potrebbe essere molto grave.

Sia pure con numeri molto più bassi, anche a Singapore si registrano alcuni piccoli focolai sviluppatisi in due chiese: uno nella The Life Church, l'altro nella Grace Assembly of God. Singapore, comunque, con una politica molto severa e trasparente dopo le difficoltà iniziali è riuscita a contenere il contagio, ad oggi ci sono 90.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino