Sembra esistere «un sottogruppo di pazienti con Covid-19 che potrebbe comunque beneficiare del trattamento con tocilizumab». Lo afferma all'Adnkronos Salute Paolo...
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«Covacta, lo studio di fase III su scala mondiale che ha valutato l'efficacia dell'utilizzo del tocilizumab confrontato con il placebo non ha dimostrato un vantaggio statisticamente significativo nel ridurre la mortalità a 4 settimane e nel miglioramento clinico nei pazienti con polmonite e Covid-19. Tuttavia - rileva l'oncologo - si segnala che il tempo di dimissione nei pazienti trattati con tocilizumab risulta inferiore. Questo dato potrebbe indicarci che esiste un sottogruppo di pazienti che potrebbe comunque beneficiare del trattamento con tocilizumab». Come individuarli? «La chiave potrebbe essere in alcuni biomarcatori», dice Ascierto.
Purtroppo in questi studi, come il Covacta, «non sono noti i valori di alcuni biomarcatori che possono permetterci di individuare i pazienti che potrebbero trarre beneficio dal farmaco, quali ad esempio - spiega l'oncologo - i valori basali di IL-6, Pcr, ferritina, D-Dimero». Insomma, «da tutti questi studi, disegnati in un momento di emergenza, non sappiamo quali erano i livelli di IL-6. A breve pubblicheremo i dati su un altro anti-interleuchina-6, dove abbiamo visto alcuni biomarcatori. Insomma, lì dove i livelli di questi biomarcatori sono elevati - aggiunge - sembra che questi siano i pazienti che possono beneficiarne di più».
Infine «ulteriori informazioni potrebbero arrivare dai risultati di altri studi di fase III in corso sull'efficacia di tocilizumab quali l'Empacta e il Remdacta, che ne valuta l'efficacia in associazione con l'antivirale remdesivir», conclude Ascierto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino