«Il coronavirus clinicamente non esiste più». Con questa frase il professor Alberto Zangrillo ha scatenato un vero e proprio putiferio all'interno della...
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Lo studio, coordinato dal virologo e microbiologo Massimo Clementi e svolto su 200 pazienti Covid ricoverati al San Raffaele, sarà pubblicato a breve sulla rivista Clinical chemistry and laboratory medicine. Come spiega anche TgCom24, la ricerca ha permesso di stabilire che il virus non è mutato, ma ha perso la sua carica virale ed ora la velocità di replicazione è nettamente inferiore rispetto a marzo. La dimostrazione pratica arriva dall'analisi molecolare a partire dai tamponi effettuati sui pazienti a marzo, quando il drammatico impatto del coronavirus aveva portato al lockdown di tutta l'Italia, e a maggio, quando è stato possibile un progressivo allentamento delle restrizioni. Tutto questo, d'altronde, si riflette anche sul minore impegno delle terapie intensive.
Massimo Clementi, coordinatore dello studio, ha spiegato: «C'è una macroscopica differenza tra i pazienti Covid ricoverati a marzo e quelli ricoverati a maggio, la carica virale e la velocità di replicazione del virus era 10 volte inferiore a due mesi prima. Altri virus, come quello dell'Hiv o quelli dell'epatite B o C, si sono comportati così: tanto maggiore era la loro replicazione, tanto più rapida era la progressione della malattia. Non so se questo basterà a spiegare la differenza clinica osservata, ma continueremo lo studio su altri pazienti e, grazie a Guido Silvestri, lo allargheremo anche ai pazienti negli Stati Uniti». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino