Dopo le riaperture internazionali di giugno, i contagi di rientro sono lo spauracchio in questa nuova fase di convivenza con il coronavirus. L'ultima bomba virale per fortuna...
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Ma esiste già nel Lazio un focolaio bengalese e per questo si stanno organizzando incontri informativi con la numerosa comunità, che si è dimostrata collaborativa: «I casi correlabili ai voli provenienti da Dacca sono stati finora complessivamente 77. Tutti i passeggeri del volo di ieri sono stati posti in isolamento presso strutture alberghiere e alcuni di loro presso il proprio domicilio previa la verifica delle condizioni di isolamento», ha chiarito in una nota l'assessore Alessio D'Amato. Il punto è che nelle settimane passate non c'è stato lo stesso spiegamento di forze per chi è rientrato dal Bangladesh ed è per questo che la Regione Lazio ha chiesto a tutti coloro che siano tornati dal 1° giugno, o siano stati a contatto con gente di ritorno dalla madrepatria, di fare i tamponi nei vari punti dislocati in città. Sono oltre 5.500 i lavoratori agricoli del Bangladesh impegnati nelle campagne prima dell'emergenza coronavirus e in totale circa 140mila sono regolarmente presenti nel nostro Paese.
Per il super esperto di tamponi e tracciamento della Regione Veneto, il microbiologo Andrea Crisanti, bisogna fare il test a chiunque arriva: «Senza controlli, vista la percentuale di positivi importati che si stanno registrando - il caso del volo da Dacca docet - si rischia molto: si rischia la seconda ondata più dai casi di importazione, se non sono gestiti, se non sono tracciati e si disperdono, che dai focolai interni. Chi arriva se non tracciato si disperde sul territorio, serve un sistema di tracciamento forte fin dall'ingresso». In conclusione, «sapere che chi arriva in Italia non è positivo al coronavirus è essenziale come avere il passaporto» ha chiosato Crisanti.
La paura per i contagi di rientro è cresciuta dopo che in pochi giorni si sono susseguiti i cluster di Mondragone, Vicenza e Fiumicino, tutti causati da rientri per motivi di lavoro.
«La quarantena per chi viene da Paesi extra Ue ed extra Schengen - ha detto il ministro della Salute - è già prevista ed è confermata. Ma dopo tutti i sacrifici fatti non possiamo permetterci di importare contagi dall'estero», il punto è che oltre ai voli diretti, come già successe a gennaio e febbraio, resta il nodo degli scali intermedi, per questo la richiesta che arriva da più parti è di coinvolgere l'Europa per concordare un'unica strategia ed evitare le falle del passato. Finora il Bangladesh ha registrato 169mila positivi, ma il problema restano i tamponi, tanto che la stessa comunità in Italia ha spiegato che è molto difficile farsi diagnosticare in patria e chi parte, spesso non ha possibilità di sapere se è contagiato.
Ma non è critica solo la situazione del Paese asiatico, perché i contagi si mantengono alti anche in molti Stati europei da cui provengono migliaia di lavoratori stagionali, così come badanti e collaboratori familiari. La comunità di braccianti stranieri più presente in Italia, secondo Coldiretti, è quella rumena con 107.591 occupati ma tra gli europei ci sono tra gli altri anche polacchi (13.134) e bulgari (11.261), tutti paesi con cui c'è libertà di movimento, ma che hanno situazioni molto diverse rispetto ai contagi interni. Romania e Bulgaria registrano aumenti sostenuti, anche perché si fanno più test, mentre la Polonia che ha registrato un picco vertiginoso in giugno per via dei contagi nelle miniere di carbone, ora è parzialmente sotto controllo.
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Ma preoccupa tutto l'Est Europa con numeri in crescita in Montenegro, Kosovo, Bosnia-Erzegovina, Albania, Macedonia del Nord, Croazia e Ucraina. Il maggior aumento percentuale dei decessi totali è stato osservato in Kosovo (+150%), Albania (+79,5%), Montenegro (+55,6%) e Macedonia del Nord (+43,3%). In molti di questi paesi la strategia di contenimento del virus è stata attivata in ritardo, soprattutto per la mancanza di reagenti necessari a effettuare test e tamponi e le misure di contenimento non sembrano ancora sortire effetti decisivi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino