Mascherine, Rsa, zone rosse e test: 27 inchieste sulla Lombardia

Decine di inchieste che hanno travolto la Regione Lombardia, la politica e anche un sistema sanitario che, fino alla crisi Coronavirus, era visto come uno dei più virtuosi...

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Decine di inchieste che hanno travolto la Regione Lombardia, la politica e anche un sistema sanitario che, fino alla crisi Coronavirus, era visto come uno dei più virtuosi d’Italia. L’appalto mancato per la realizzazione dei test sierologici a Pavia e una commessa milionaria affidata in modo poco trasparente. E ancora: la mancata zona rossa istituita nella bergamasca all’inizio dell’emergenza, in Val Seriana, con la riapertura lampo dell’ospedale di Alzano e i dispositivi di protezione individuali non messi a disposizione di operatori sanitari e medici di base.


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L’indagine sulle Rsa lombarde, il caso clamoroso del Pio Albergo Trivulzio, con i vertici indagati per epidemia e omicidio colposi per i contagi e le morti che si contano dall’inizio dell’emergenza Coronavirus. Ma ci sono anche presunti sprechi di denaro, come la realizzazione dell’ospedale nei padiglioni della Fiera di Milano, costato tantissimo e che, su 200 posti letto disponibili, ha ospitato solamente 25 pazienti. E poi, le truffe sulle mascherine importate dall’estero, le forniture sospette, l’appalto per i camici costato l’iscrizione sul registro degli indagati al presidente della Regione.

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In Lombardia, e soprattutto a Milano, il Coronavirus non è solamente un’emergenza sanitaria - si tratta della regione più colpita dal virus, con quasi 17mila vittime e oltre 95mila contagi -, ma anche giudiziaria: le inchieste aperte sono addirittura 27 e tutte riguardano tasselli differenti della gestione della pandemia a livello locale. Molti fascicoli sono ancora senza indagati e senza ipotesi di reato, in altri sono già scattate le iscrizioni, che hanno travolto la politica, soprattutto a livello regionale. Come quella sulla fornitura di 75mila camici anti-Covid, nella quale il governatore lombardo Attilio Fontana è accusato di frode.
 
La documentazione acquisita dalle procure lombarde in questi mesi è tantissima e serve per stabilire se qualcuno abbia tentato di approfittarsi della situazione, già delicatissima. Poche settimane fa, per esempio, la Finanza ha preso copia dei documenti relativi ad un’altra spesa da analizzare: quella per la fornitura dell’azienda Fippi di Rho di milioni di “mascherine-pannolino”. Dispositivi che, secondo il Pirellone, avrebbero dovuto risolvere la penuria di strumenti di protezione individuale che si registrava nei mesi di marzo e aprile, ma che si sono rivelati un vero flop perché troppo scomodi da indossare.

Ma non è tutto: si sono anche rivelati non idonei, poiché il tessuto lascerebbe facilmente passare il respiro, e dunque non proteggerebbe dal contagio. Il costo della commessa è stato di 8 milioni di euro e anche in questo caso si indaga per frode nelle pubbliche forniture. Ma c’è anche un’altra inchiesta che riguarda una fornitura di mascherine: quella che coinvolge l’ex presidente della Camera, Irene Pivetti e la sua azienda Only Logistics Italia, che si era impegnata a importare dalla Cina 15 milioni di prodotti. Tutti i dispositivi, però, sono finiti sotto sequestro, perché, secondo i pm, non sarebbero dotate della certificazione prevista dalle norme di legge. Un filone d’inchiesta è stato trasferito da Roma alla procura di Milano.

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In alcuni fascicoli ci sono state anche testimonianze eccellenti. Come quelle del premier Giuseppe Conte e dei ministri Roberto Speranza e Luciana Lamorgese sulla mancata chiusura della Val Seriana. Dall’inchiesta sui ritardi nell’istituzione della zona rossa è emerso che, probabilmente, lì il virus circolava già nel dicembre 2019. E l’epicentro dei contagi era proprio Alzano Lombardo con l’ospedale Pesenti-Fenaroli.

Nel mirino della Finanza ci sono anche potenziali sprechi di denaro, come nel caso della realizzazione di un ospedale Covid nei padiglioni dell’ex Fiera di Milano, costato circa 21 milioni di euro e costruito grazie alle donazioni dei privati. Poi c’è il fascicolo della procura di Pavia, dove vengono ipotizzati il peculato e la turbativa d’asta per la messa a punto dei test sierologici acquistati dalla Regione. Gli indagati sono 8 e sono i vertici del Policlinico San Matteo e della multinazionale Diasorin, ma l’indagine potrebbe presto allargarsi, visto che gli inquirenti puntano a stabilire se dietro all’aggiudicazione della commessa milionaria ci siano state spinte politiche, in particolare da parte della Lega.
 

Un capitolo a parte tra le inchieste sul Covid è occupato dalle indagini sulle Rsa, dal Pio Albergo Trivulzio alla Fondazione Don Gnocchi. Anche in questo caso nel mirino dei pm c’è la Regione Lombardia e in particolare la delibera dell’8 marzo, con la quale è stato consentito il trasferimento di persone positive al virus nelle strutture per alleggerire la pressione sugli ospedali.
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Il Mattino