Coronavirus, il piano del ministro Manfredi: «Specializzandi già in corsia e mille infermieri nei reparti»

Coronavirus, il piano del ministro Manfredi: «Specializzandi già in corsia e mille infermieri nei reparti»
«Sono giorni difficili, con la consapevolezza che qui è in gioco la sicurezza dei cittadini. Stiamo mettendo in campo tutte le misure per garantire la salute degli...

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«Sono giorni difficili, con la consapevolezza che qui è in gioco la sicurezza dei cittadini. Stiamo mettendo in campo tutte le misure per garantire la salute degli italiani». Lo confessa Gaetano Manfredi, ministro dell'Università e della Ricerca scientifica, a poche ore dall'approvazione di una norma ad hoc nel decreto Salute con cui si è consentito a oltre mille infermieri di laurearsi anticipatamente in modo tale da poter essere subito immessi nel mondo del lavoro visto l'emergenza Coronavirus. «Siamo tutti chiamati alla concretezza e alla tempestività», prosegue Manfredi, «e in questa ottica gli specializzandi in Medicina degli ultimi anni, assunti temporaneamente, al termine del periodo legato all'emergenza da Coronavirus vedranno riconosciuta l'attività svolta sul campo».

 
Una volta passata la bufera, si tornerà a battere cassa per ottenere più risorse proprio per il settore della ricerca. Come state vivendo questi giorni di Consigli dei ministri convocati a tarda sera per decisioni così delicate?
«Sono giorni pesanti per le decisioni da assumere, di grande responsabilità. Si ha la consapevolezza che qui è in gioco la sicurezza del Paese, ma il Governo sta facendo tutto il possibile per garantire la salute dei cittadini».

Tra queste misure, la chiusura delle Università.
«Per la sicurezza di studenti, docenti e personale tecnico era necessaria. Le attività in presenza sono state sospese, garantendo le altre attività con didattica a distanza. Si sono tenuti esami di profitto e esami di laurea urgenti in modo da non rinviarli».

Funziona la didattica a distanza?
«Sono partite tutte le Università. Hanno cominciato gli Atenei del Nord che hanno avuto prima l'interruzione delle attività, ma adesso anche il Centro-Sud viaggia a pieno regime. Questa emergenza ha un suo lato favorevole, la difficoltà è diventata una grande opportunità da cogliere. Gli Atenei nell'arco di due settimane hanno trasferito la formazione in remoto, una grande sfida vinta grazie allo spirito di collaborazione dei docenti che si sono impegnati tantissimo insieme alla struttura tecnica».

Insomma, l'Università può formare in maniera completa anche se chiusa?
«Questo momento deve essere interpretato come elemento di crescita, bisogna trarre esperienza da questa situazione di emergenza per migliorare l'offerta didattica. È per questo che abbiamo accelerato le procedure dove potevamo farlo».

Avete anticipato la laurea per i nuovi infermieri, alcuni di questi hanno discusso la tesi su Skype.
«Abbiamo accelerato il percorso per le lauree infermieristiche, in modo tale che centinaia di infermieri possono essere subito impiegati negli ospedali in primis in quelli della Lombardia. Si è trattato di un provvedimento immediatamente operativo, ma stiamo lavorando per estendere l'accelerazione anche ad altre professioni sanitarie di cui c'è necessità in questo periodo. È una delle risposte che dovevamo dare».

Intanto, da Cotugno, Pascale e Monaldi arrivano buone notizie sulla sperimentazione del farmaco che cura la polmonite, uno degli effetti del Covid-19. Che cosa sente di dire a questi medici?
«Sono in contatto con tutti i gruppi di ricerca medica: li stiamo sostenendo e aumenteremo il coordinamento tra le strutture. Sono ottimista che, nei tempi possibili, avremo un vaccino a disposizione e cure molte efficaci, oltre alla diagnostica».

Che intende per tempi possibili?
«Quelli dettati dagli scienziati. Il vaccino va sperimentato, deve essere sicuro prima di somministrarlo. In merito ho sentito la commissaria europea alla Ricerca perché c'è uno sforzo collettivo con grande protagonismo dell'Italia».

Resta però la nota dolente dei fondi.
«Sì, ma la lezione che viene da questa emergenza è che, per fronteggiare la complessità del mondo come una pandemia, abbiamo bisogno di eccellente competenza e grande organizzazione. È l'unica risposta per garantire la sicurezza ai cittadini. Cosa che negli ultimi anni non è stato fatto. Servono quindi più formazione e sanità, solo questi due fattori mettono in sicurezza il Paese».

Lo dirà a Conte una volta passata l'emergenza?
«È una battaglia che porterò avanti nel Governo, mi auguro che presto usciremo da queste difficoltà. Poi dovremo discutere delle priorità».

Che messaggio lancia agli studenti rinchiusi in casa?

«Agli studenti dico che il Ministero e tutte le Università hanno grande attenzione per la loro sicurezza. Poi certo non si possono interrompere la formazione e lo studio. Proprio per questo dico: ragazzi, questo tempo lo dobbiamo impegnare nello studio, il modo migliore per farlo passare».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino