Il nuovo coronavirus potrebbe diventare un'arma dei gruppi terroristici. A lanciare l'allarme sono gli autorevoli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists. Se da...
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L'anno scorso il James Martin Center for Nonproliferation Studies aveva valutato il rischio che il terrorismo di matrice islamica avrebbe potuto servirsi di persone infette come arma per diffondere malattie altamente contagiose e pericolose. Lo studio ricordava anche che i terroristi islamici non hanno alcuna regola di tipo ideologico che vieterebbe questo tipo di comportamento. Inoltre, l'impiego di umani infetti è un tipo di strumento che richiede conoscenze tecniche limitate e nessuna preparazione particolare. Questa tipologia di attacco sarebbe altamente letale, poco costosa ma avrebbe un impatto psicologico enorme. Non solo sarebbe traumatica per l'opinione pubblica ma anche in grado di minare le capacità delle infrastrutture mediche e dei sistemi sanitari pubblici, erodendo la fiducia che i cittadini ripongono nei governi e nelle loro abilità di trovare risposte ageduate. Gli esperti di guerra biologica indicano però un metodo per prevenire tale minaccia, metodo fondato sulla deterrenza e la difesa. Un approccio che potrebbe permettere di scongiurare gli effetti destabilizzanti del bioterrorismo attrraverso l'uso del nuovo coronavirus come strumento offensivo. La risposta dovrebbe arrivare in primo luogo dalle agenzie di intelligence, chiamate ad intercettare tutti i tipi di comunicazione elettronica per identificare e bloccare i potenziali terroristi.
Molti studiosi e ricercatori hanno espresso le proprie considerazioni su tale forma di minaccia. Lo ha fatto anche Bill Gates, spiegando che il maggiore timore della popolazione mondiale non dovrebbe essere la guerra nucleare ma la guerra biologica e il bioterrorismo. Secondo l'imprenditore e filantropo, la più grande minaccia per il mondo non sono i missili dotati di testate atomiche ma i microbi e i virus mortali. I governi, ha detto ancora Bill Gates, hanno speso tanto per la deterrenza nucleare e troppo poco hanno investito nei sistemi che potrebbero fermare le epidemie.
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Il Mattino