Coronavirus, padre si ammala: un'odissea i tamponi per i sei figli

Coronavirus, padre si ammala: un'odissea i tamponi per i sei figli
La parola “tampone” ha il suono di un incubo per una famiglia numerosa del quartiere San Donato, a Pescara, colpita dal Covid-19 e costretta a girovagare tra i...

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La parola “tampone” ha il suono di un incubo per una famiglia numerosa del quartiere San Donato, a Pescara, colpita dal Covid-19 e costretta a girovagare tra i presidi sanitari della provincia per sottoporsi ai test. Il primo a percorrere chilometri per avere riscontro della propria positività è stato A.B., un artigiano padre di 6 figli. «Mio marito aveva la febbre ed il tampone ha dovuto farlo a Popoli lo scorso 3 febbraio. Guidare per 120 chilometri in condizioni precarie ha peggiorato le sue condizioni, quando è tornato la temperatura era arrivata a 38,5 e sono iniziati i problemi respiratori, il giorno dopo è stato ricoverato in ospedale con una polmonite bilaterale».

Quando A.B. è risultato positivo, il medico di base ha prenotato i tamponi alla Asl per tutti i familiari. «A me ed ai ragazzi di 16, 13 e 15 anni l’appuntamento è stato fissato a Capagatti - prosegue la donna- al bambino di 9 anni sei giorni dopo a Pescara, mentre per i più piccoli non è stato predisposto alcun test. Da sola, e con il rischio di essere asintomatica, non potevo andare in giro per almeno 3 Asl diverse. Nel frattempo uno dei miei figli ha contratto la febbre, ho tremato pensando che potesse trattarsi del Coronavirus e non avere la possibilità di verificarlo».

Con la prole da accudire e le preoccupazioni del caso, F.B. non ha avuto neanche la forza di protestare ma lo ha fatto per lei una parente, rivolgendosi al numero verde per l'emergenza. Un'operatrice gentile ha prenotato un test collettivo per martedì prossimo a Pescara, ma la brutta avventura non finisce qui: «Mio marito ieri è stato dimesso perché negativo - continua F.B.- nonostante abbia ancora bisogno dell’ossigeno. E’ di nuovo a casa ma non mi do pace pensando che è costretto al contatto con noi che potremmo essere positivi».

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Il Mattino