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Curarsi a casa è meglio: per questo, lo pneumologo Gennaro D’Amato ha messo a punto un protocollo anti-Covid e lo ha illustrato assieme ad altri colleghi in un lavoro scientifico pubblicato su “Multidisciplinary respiratory medicine”. Tra il primo settembre e il 24 dicembre, la terapia proposta è stata infatti seguita da 182 pazienti, di cui 111 uomini e 71 donne («Coinvolgendo sempre i medici di famiglia», la puntualizzazione). Tutti casi sintomatici, di età compresa tra 32 e 71 anni, monitorati online con continuità, la mattina e la sera: anche perché è necessario il ricovero, se la saturazione di ossigeno scende sotto i livelli di guardia e la febbre sale, nonostante la terapia.
Diversi i parametri esaminati, dalla temperatura corporea alla pressione sanguigna. E poi, i sintomi tipici della malattia: tosse, dispnea o comunque difficoltà di respiro, debolezza muscolare, cefalea, congestione nasale o rinorrea, vomito e diarrea, alterazioni del gusto e dell’olfatto. Quanto alla saturazione di ossigeno, è stata misurata costantemente con un pulsossimetro digitale.
«La peculiarità del trattamento - spiega Gennaro D’Amato, primo firmatario del lavoro - consiste nell’anticipare la terapia e prescrivere i farmaci prima che le condizioni di salute dei pazienti si aggravino, e cioè a distanza di 3-4 giorni dalla comparsa dei sintomi e subito dopo il tampone risultato positivo anziché dopo 7-8 giorni, come suggerito da altri protocolli».
Il professionista firma la pubblicazione scientifica assieme a Luca Acanfora (odontoiatra, impegnato nel progetto naso-faringeo di verifica Covid-19 sostenuto da Cotugno e ospedale di Malta), Lucrezia Delli Paoli (cardiologa dell’Università Vanvitelli) e Maria D’Amato (dirigente medico della prima divisione di pneumologia Monaldi-Federico II). Nel documento, il team indica anche come evitare effetti collaterali: «Abbiamo raccomandato di associare lansoprazolo alla terapia per prevenire emorragie gastriche e integrare magnesio e potassio e di vitamina D».
Sintetizza D’Amato: «Questo schema di trattamento è stato in grado di ridurre l’ospedalizzazione: soltanto quattro pazienti dei 181 trattati hanno avuto necessità di ricovero, due in terapia intensiva. E, quando il tampone nasofaringeo è risultato negativo, tutti sono stati invitati a praticare una Tac del torace ad alta risoluzione per esaminare gli interstizi polmonari e sottoporsi a un prelievo ematico per valutare il d-dimero e altri dati di un indice infiammatori (tra cui la Ves e la proteina C reattiva). Esaminati i valori, alcuni hanno continuato la cura con eparina anche per diversi giorni. Ma, come si sa, prevenire è meglio che curare: «L’inquinamento, il fumo e altri stili di vita incidono», avverte D’Amato, che è anche direttore della commissione Ambiente e salute della World Allergy Organization.
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