OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
«In questa vicenda ci sono due vittime» ha detto Fabio Taglialatela, l'avvocato di Costantino Bonaiuti, 61 anni, varcando l'ingresso della Procura a piazzale Clodio dove, questa mattina, si è tenuto l'interrogatorio di convalida del suo assistito accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dagli abietti e futili motivi rappresentati dalla gelosia per la morte della giovane avvocatessa civilista, Martina Scialdone, 35 anni. L'uomo non è affetto da alcuna patologia oncologica secondo quanto accertato dagli agenti della IV sezione della Squadra Mobile seppur avesse detto ai colleghi dell'Enav e ai familiari di essere in chemioterapia.
L'avvocato Taglialatela punta invece il dito su quanto avvenuto dentro al locale "Brado" di viale Amelia dove Bonaiuti e la Scialdone si sono incontrati venerdì sera, per l'ennesimo incontro chiarificatore sulla fine della loro relazione. Da quanto finora è stato possibile ricostruire, la donna dopo alcuni anni aveva deciso di troncare la relazione con l'ingegnere dell'Enav. Quest'ultimo non avrebbe accettato la fine della relazione e in più di un'occasione avrebbe cercato l'avvocatessa nell'intento di ricucire il rapporto. «Se tutti avessero fatto il loro dovere, il loro compito di cittadini questa ragazza sarebbe ancora viva. La ragazza sembra abbia chiesto aiuto: nessuno ha avuto modo di riscontrare questa richiesta di aiuto o forse non ha voluto ma questo lo appureremo.
«C'è stato un ritardo generalizzato, pare la ragazza sia andata a chiedere aiuto dopo l'aggressione ma sembra non abbia ricevuto alcun sostegno - ha aggiunto il penalista di Bonaiuti - Non c'è stata alcuna premeditazione. Non si tratta di omicidio volontario o preterintenzionale, è stato il tragico errore di un soggetto che forse voleva porre fine alla sua vita e che ora soffrirà per sempre. Le difficoltà psicologiche e psichiatriche del mio assistito sono certificate, era seguito da un centro per una forma depressiva - prosegue il difensore - . Non è questa difficoltà che ha dato luogo all'evento, lui ha avuto sempre un atteggiamento cordiale, non c'è stata mai nessuna denuncia nei suoi confronti. Possiamo parlare di depressione ma assolutamente controllata tanto che il mio assistito svolge il suo lavoro». Intanto per oggi pomeriggio alle 18.30 la rete dei centri antiviolenza della Capitale ha indetto un presidio, proprio dove la 35enne ha perso la vita.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino