Si può raccontare la vita anche da un letto di ospedale dell'ospedale di Pescara come prima dagli scranni della politica. E una camera del reparto Covid può...
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Non solo il diario di un capitolo drammatico della propria vita, ma un’occasione per ribadire alla platea di amici e follower, cresciuti di giorno in giorno a colpi di like dopo il risalto dato dai media, che sottovalutare il virus è un atto scellerato e che la battaglia più dura è quella per la sopravvivenza. Tanto degli uomini come degli animali. Ieri due orsetti disegnati sui cerotti, «fornitura per pediatria finita a noi vecchietti», scrive ironicamente Acerbo nel suo post, sono serviti a ricordare la necessità di tutelare l’ orso marsicano «dall’umana distruttività». E a ribadire che la disattenzione per la vita e i valori veramente essenziali, «che non sono quelli legati all’accumulazione del capitale», ha portato a non rinnovare i piani anti pandemici e non attivarsi rispetto agli allarmi della comunità scientifica internazionale. E come è importante salvare l’orso dall’estinzione, così, afferma Acerbo, «occorre garantire a tutti il diritto di essere assistiti».
Tra un bollettino medico e l’ansia per il nuovo attacco del virus ai polmoni, il segretario di Rifondazione non dimentica di ringraziare i medici e il personale precario, che ogni giorno indossano tute e schermi protettivi per prestare assistenza ai malati. E il privato diventa pubblico quando si tratta di ricordare la necessità di tutelare i lavoratori a contratto e i bignè al cioccolato del suo vicino di letto. A scrivere con lui le pagine di un diario che non si sarebbe voluto aprire, la moglie Tatiana. Per lei l’incubo contagio è finito con i risultati del tampone e la quarantena. Dallo schermo del suo computer infonde forza al suo compagno di vita con l’immagine di tante coccinelle. Portano fortuna, si dice. E ce ne vorrà tanta, prima di chiudere il diario e ricominciare a vivere.
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Il Mattino