OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Sull’aereo col trolley e con i sintomi del Covid. Il 40% dei passeggeri contagiati intercettati negli aeroporti di Roma si è messo in viaggio con le avvisaglie della Sars-Cov-2: soprattutto tosse e mal di gola. Si sono imbarcati lo stesso, nonostante il rischio d’infettare i compagni di bordo, che sull’aeroplano siedono uno accanto all’altro, senza più distanze o posti di “rispetto”. L’allarme arriva dai medici delle Uscar, le unità speciali della Regione che, da metà agosto, testano a Fiumicino e a Ciampino i passeggeri di rientro dai Paesi considerati a rischio. Fino a settembre, spiega Pier Luigi Bartoletti, il responsabile dell’Uscar, la stragrande maggioranza dei viaggiatori era asintomatica.
LEGGI ANCHE Covid, Roma senza turisti: chiusi 150 negozi
Soprattutto all’inizio, in estate: chi si imbarcava dopo serate danzanti e tintarelle da Mykonos o Ibiza, oppure dalle spiagge della Gallura, lo faceva senza mostrare alcun segno del coronavirus. E con una carica virale estremamente bassa. Oggi invece un numero sempre crescente di passeggeri, quando arriva davanti a medici e infermieri in servizio per il tampone rapido, ha già i sintomi dell’infezione.
«Molti non sono sorpresi, quando gli diciamo che sono positivi - racconta Fabrizio Rossi, uno dei 3 coordinatori dell’unità in prima linea a Fiumicino - Dopo il referto del test, ammettono di avere la tosse già da qualche giorno, oppure il mal di gola.
Ogni giorno i sanitari delle squadre speciali all’aeroporto di Fiumicino testano tra i 300 e i 450 passeggeri. Di media, continua il dirigente dell’Uscar Rossi, «il 5% dei viaggiatori sottoposti al test è positivo, un dato più basso rispetto al rapporto contagiati/tamponi del Lazio (ieri era all’8,8%), ma attenzione: qui si tratta di persone che, a differenza dei drive in, non sono considerate casi sospetti. Non hanno la prescrizione di un medico, non pensano di avere avuto contatti a rischio». E invece: «Il 40% dei positivi ha i sintomi Covid, il 60% è asintomatico». Un divario che si assottiglia sempre di più. Nelle ultime due settimane, 70 positivi con sintomi sono stati scovati dai contact tracer dell’aeroporto.
La Grecia e Malta non fanno più parte dei paesi a rischio. Da ottobre - e fino al 24 novembre, come recita l’ultima proroga del Ministero della Salute - nella lista degli Stati per cui è obbligatorio sottoporsi al tampone all’arrivo in Italia compaiono Francia, Spagna, Gran Bretagna, Belgio, Paesi Bassi e la Repubblica Ceca. Chi atterra può presentare il referto di un tampone realizzato prima della partenza, fino a 72 ore prima del volo, oppure ha l’obbligo di sottoporsi al test in Italia entro due giorni dallo sbarco. Molti, per comodità, scelgono di farlo in aeroporto, anche se non è indispensabile sottoporsi all’esame subito dopo aver lasciato il gate. Per alcuni paesi come la Romania, l’obbligo di tampone non c’è, ma è previsto l’isolamento a casa per 14 giorni. Sempre che sia rispettato.
Il Mattino