Covid: tamponi e test rapidi, nei laboratori di analisi rincari fino al 300%

Covid: tamponi e test rapidi, nei laboratori di analisi rincari fino al 300%
Da oltre un anno ormai siamo ci siamo abituati a sentir parlare di tamponi molecolari, tamponi veloci, esami sierologici. Così come a molti sarà capitato di sedersi...

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Da oltre un anno ormai siamo ci siamo abituati a sentir parlare di tamponi molecolari, tamponi veloci, esami sierologici. Così come a molti sarà capitato di sedersi nei locali di una asl, di un laboratorio di analisi o di un ospedale per sottoporsi alla fastidiosa quanto necessaria procedura dell’esame per la rilevazione del virus Sars Cov-2. Ebbene, da mesi quella dei tamponi è una procedura divenuta abituale e massiva nel nostro Paese come nel mondo, un vero e proprio business con più di qualche speculazione per quel che riguarda il costo che grava sul cittadino - soprattutto nel settore privato - dove per un test molecolare si possono arrivare a spendere anche più di cento euro. Già, perché nei laboratori d’analisi il ricarico rispetto al costo di produzione iniziale spesso può superare anche il 300 per cento. Ed è di questi giorni l’annuncio di test veloci per il rilevamento del Covid 19 da vendersi nei supermercati. Ma quanto saranno affidabili? E i problemi – lo vedremo a breve – non riguarderanno solo il risultato, ma anche la responsabilità del singolo cittadino.


Iniziamo dai costi e dal prezzo. «Il tampone più costoso – spiega Americo Cicchetti, professore ordinario di Organizzazione Aziendale alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’ALTEMS, l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari della Cattolica - è il tampone molecolare. Il rapido, che oggi si trova anche in farmacia, è molto più economico, anche nella realizzazione. Per i molecolari il discorso è diverso e proprio di recente abbiamo compiuto una nuova indagine per capire se i costi – anche delle materie prime – siano cambiati rispetto al primo periodo della pandemia. È necessario considerare – spiega Cicchetti – due componenti: il primo è il prezzo del reagente. Quando è iniziata la pandemia, il loro costo all’ospedale pubblico era attorno ai 18 euro per ogni tampone, oggi le ultime rilevazioni ci dicono invece che il prezzo di acquisto al Servizio Sanitario nazionale oscilla tra i 12 e i 15 euro. Il costo industriale di produzione invece si aggira attorno alla metà di queste cifre». Il valore di un tampone molecolare al produttore, quindi, è tra i sei e gli otto euro. 

Per stabilire però quanto un singolo esame antigenico molecolare pesi effettivamente sul nostro SSN, è necessario aggiungere una seconda variabile: il costo del personale. «Per effettuare il singolo tampone – prosegue Cicchetti - è necessaria la presenza di chi ha le competenze per somministrarlo e analizzarlo. Al costo del singolo tampone, quindi, bisogna sommare tra i 16 e i 18 euro riferite proprio a quest’ultima voce». Se quindi nei mesi più cruenti della pandemia il prezzo complessivo per un ospedale pubblico andava tra i 35 e i 40 euro a tampone molecolare, oggi si attesta tra i 28 e i 30 euro. 

Ma teniamo bene a mente le cifre relative alla produzione delle materie prime: per ogni singolo tampone molecolare, il reagente costa tra i sei e gli otto euro. Ebbene, se nel pubblico il prezzo del singolo esame quasi raddoppia rispetto ai costi di produzione, nel settore privato un tampone molecolare può arrivare a costare al cittadino tra i 65 e i 120 euro, a fronte di una spesa che – come si è appena visto - tra materie prime e personale nel pubblico comunque non supera i 30 euro a tampone. Certo bisogna comprendere il costo da ammortare nel tempo di un sequenziatore, strumento essenziale per l’analisi di un tampone molecolare. Ma al netto di questi costi il cittadino può trovarsi davanti a un ricarico che va dal 100% fino addirittura al 300% per un tampone molecolare. 


Per i test rapidi il discorso è ancor più sorprendente: il costo dei reagenti, spiega il professor Cicchetti, è di appena due euro, mentre a seconda delle regioni il tampone veloce costa al cittadino tra i 30 e i 45 euro. Aggiungendo ai due euro dei reagenti i 16-18 euro del costo del personale, il calcolo del ricarico è presto fatto: tra i 10 e i 25 euro a tampone. «La differenza nell’analisi di un tampone molecolare e di rapido – prosegue Cicchetti - è enorme. Per il primo sono necessari i sequenziatori, che si trovano soprattutto nei centri ospedalieri di un certo livello, per cui bisognerebbe considerare anche un costo di ammortamento delle macchine, mentre nel rapido tutto questo è molto più limitato». «I sierologici – spiega ancora il direttore dell’Altems – sono invece ormai quasi tutti appannaggio del privato ma non mi sembra che ci sia una particolare speculazione, forse anche perché le persone non sono così interessate a questo tipo di test».



Ci sono infine i tamponi veloci che stanno per essere messi in vendita addirittura nei supermercati. «Al di là della loro accuratezza diagnostica che sarà più bassa – prosegue Cicchetti – questa rischia di essere un’operazione meramente commerciale. Mi domando: chi è che garantisce che un asintomatico che si scopra positivo grazie ai test fai-da- te, abbia poi l’interesse a confermare il risultato con un tampone molecolare? La mia impressione è che si tratti di una manovra prettamente commerciale. Di certo, non ci si può costruire sopra una politica di sanità pubblica. Allo studio – conclude Cicchetti - ci sono nuove tecnologie relative ai tamponi salivari, capaci di avere una grandissima accuratezza. Il tutto però è ancora in fase sperimentale».
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Il Mattino