Covid in Sardegna, si spacca il fronte dei romani: «Prima i party a rischio a Ibiza, poi sono venuti a infettare noi»

Il testimone: «Prima i party a rischio a Ibiza, poi sono venuti a infettare noi». Accuse nel gruppo dei romani
«Molti ragazzi sono stati in vacanza ad Ibiza e, tornati a Roma, presentavano degli strani sintomi. Alcuni sono rimasti in casa ma altri non solo non hanno fatto il tampone,...

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«Molti ragazzi sono stati in vacanza ad Ibiza e, tornati a Roma, presentavano degli strani sintomi. Alcuni sono rimasti in casa ma altri non solo non hanno fatto il tampone, ma sono andati in Sardegna, come se non fosse successo niente». Guglielmo Cardente, giovane imprenditore 22enne, di Monteverde Vecchio, è appena rientrato dalla Costa Smeralda. Anche lui si è dovuto sottoporre al tampone, perché nel suo gruppo di conoscenti e amici, che hanno preso parte alle feste del Country Club di Porto Rotondo, ci sono stati dei casi di positivi al Coronavirus.


«Sarei dovuto rimanere più a lungo, ma vista la situazione, in tanti abbiamo preferito tornare in città. Domani (oggi, ndr), dovrebbero darmi l’esito dell’esame, che ho fatto al drive del Forlanini», racconta. «Questi contagi potevano essere evitati – accusa Cardente – perché nei gruppi, anche in quello del dj Lorenzo Palazzi, che ha suonato a Porto Rotondo, c’erano delle persone che manifestavano dei sintomi e che si sarebbero dovute chiudere in casa».  



Il 14 agosto, Cardente viene a sapere che alcune persone, del gruppo di Palazzi, stanno male. Qualcuno, come il dj, era stato ad Ibiza, a delle feste in ville, con decine di persone, senza protezioni. Decide di informare gli amici che erano entrati in contatto con il dj. «Mi sembrava doveroso farlo, visto che molti non ne sapevano niente – aggiunge – a quel punto Palazzi mi ha scritto su Instagram e mi ha detto che non mi sarei dovuto permettere di mettere in giro quelle voci, minacciandomi». Il giorno dopo, il 15 agosto, come raccontato dallo stesso Palazzi, il dj, nipote dell’ex ct della Nazionale, Marcello Lippi, effettua il tampone: «Prima di quel giorno non ho manifestato alcun sintomo», ha raccontato. «Ma Palazzi – sostiene Cardente – sapeva di essere positivo il 14 agosto. In ogni caso, era a conoscenza del fatto che nel gruppo c’erano delle persone con dei sintomi e, quindi, si sarebbe dovuto mettere in quarantena» (Palazzi, però, contattato, specifica «di essersi isolato dal 15 agosto», da quando, cioè, ha saputo di essere positivo).
   

Tra i ragazzi, ora in isolamento domiciliare, c’è molta amarezza: «Siamo tutti risentiti. Alcuni hanno la febbre alta, altri no, ma comunque c’è preoccupazione. Queste persone hanno messo in pericolo la nostra salute per colpa dei loro atteggiamenti irresponsabili. Ma ci si può passare la sigaretta o bere in più persone dallo stesso bicchiere? Sono cose che si potevano fare in passato, ma sicuramente non adesso. Perché se io sto attento a questi comportamenti, non possono essere più cauti loro? La promiscuità, in questa fase, va evitata». «Una mia amica sta male – continua Cardente – e ovviamente siamo tutti preoccupati per quello che potrà succedere. Questa reazione a catena doveva essere evitata: bastava essere più responsabili. Ma penso che c’erano troppi interessi in ballo». Per Cardente, infatti, c’erano in programma diverse serate, tra Porto Rotondo e Ansedonia: «Il 12, ad Ansedonia, c’è stata una festa con Palazzi, che ovviamente era a rischio, facendo parte di un gruppo con delle persone sintomatiche».   
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Il Mattino