Siamo in ritardo. La previsione non è delle migliori. La tempesta perfetta potrebbe abbattersi a breve sull’Italia. Sette regioni e le due province autonome di Trento...
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Dati non rassicuranti. Perché il problema non riguarda solo chi è considerato maggiormente vulnerabile ma anche chi non lo è: la popolazione attiva, cioè chi è sano e si vaccina per scelta. «Nelle farmacie non ci sono vaccini», accusa il presidente di Federfarma, Marco Cossolo che punta il dito contro le regioni per aver organizzato gli approvvigionamenti con colpevole ritardo. Sempre secondo Gimbe, però, non tutte le regioni si sarebbero comportate con “superficialità”. Infatti, emerge dallo studio, che Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Puglia, Sicilia, Sardegna, Toscana e Veneto ne hanno acquistato a sufficienza. Insomma hanno i magazzini pieni e possono, teoricamente, riversarli in parte sui privati, quindi sulle farmacie. In teoria però. Dal momento che le carenze di altre regioni potrebbero portare ad una solidarietà tra i vari enti, rivolta, ovviamente, alle fasce a rischio.
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Ad ogni modo, come sottolinea Cossolo di Federfarma «la coperta è corta».
Ad ogni modo l’Italia questo anno avrebbe acquistato più dosi rispetto allo scorso anno. Undici milioni contro i quasi 18 milioni del 2020. E allora perché si parla di carenza? «I numeri vanno letti con attenzione», spiega Cossolo: «la platea dei soggetti a rischio per cui si è deciso di provvedere al vaccino è stata estesa quest’anno dal ministero. Le regioni hanno dovuto acquistarne di più per un ampliamento delle persone da includere nella vaccinazione» e non in previsione del Covid-19. Questo picco della domanda di vaccini italiana da parte del settore pubblico «che ha aperto i bandi in ritardo ha avuto come colpo di coda quello di lasciare i privati a bocca asciutta», accusa Cossolo. La quota internazionale prevista per il nostro paese sarebbe stata assorbita tutta dalle regioni. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino