Il risveglio sarà brusco per i due vicepremier i quali sono da settimane impegnati a baloccarsi con una campagna elettorale divenuta permanente. La sveglia arriverà...
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Anche a seguito del colloquio avuto poche ore prima con il collega Matteo Salvini, il ministro grillino ha parlato a nome dell'intera maggioranza. Mattarella non può che prendere atto del complicato tentativo di ricomposizione in corso. Anche perché Di Maio ha accennato ad un possibile incontro a due, con Salvini, per mettere in fila l'agenda della Fase due. «Più serietà» e «attenzione ai conti pubblici», soprattutto alla luce di ciò che accadrà oggi a Bruxelles, sono state le due principali raccomandazioni fatte dal Capo dello Stato al vicepremier grillino. Per Mattarella - in attesa di pur possibili e auspicabili modifiche ai trattati - il rispetto dei vincoli di bilancio posti dalla Ue è fondamentale per la tenuta dei conti pubblici. Il clima di rissa perenne non aiuta certamente e rende ancor più marginale il ruolo dell'Italia nella partita per i commissari europei e nella spartizione delle poltrone europee. Bce in testa. Ciò che ieri è stato evidente, e in parte prevedibile, è che alla vigilia del pronunciamento di Bruxelles - che avrebbe effetti devastanti per il Paese - i due partner hanno smesso di colpo di litigare recuperando, se non un minimo senso di responsabilità, almeno la consapevolezza che, specie in questo momento, è opportuno tenere un profilo più consono all'impegno assunto un anno fa. D'altra parte basta guardare la curva dello spread di ieri per rendersi conto di quanto pesino toni e affermazioni sulle scelte degli investitori. Lo spread dalle vette del 290 è cominciato a scendere in mattinata quando Salvini ha escluso la crisi di governo e poi ha continuato la discesa alla notizia della telefonata tra i due vicepremier e all'annuncio dell'intesa sullo sblocca-cantieri.
Continuare a beccarsi, mentre Bruxelles minaccia il commissariamento del Paese imponendo una cura da cavallo tale da far rimpiangere anche il governo Monti, deve essere sembrato troppo anche ai due vicepremier. E così ieri mattina sono volate subito le colombe con i due sottosegretari, Giancarlo Giorgetti (Lega) e Vincenzo Spadafora (M5S), che hanno preparato il terreno alla telefonata tra i due vicepremier che ha poi spianato la strada all'accordo sullo sblocca-cantieri e alla reciproca promessa di un incontro a due che potrebbe esserci entro domani.
Quanto possa durare il ritrovato clima è difficile prevederlo. A Salvini, impegnato ancora ieri in una forsennata e decisiva campagna elettorale tra Argenta e Mirandola, la mano tesa all'alleato rappresenta una frenata alla voglia di elezioni che serpeggia soprattutto nell'ala Nord del partito. D'altra parte imprenditori e partite iva, che ancora rappresentano lo zoccolo duro del Carroccio, rischiano di essere le più esposte alle conseguenze della stretta che potrebbe imporre Bruxelles al Paese. Meglio quindi attendere e chiudere prima il contenzioso con la Commissione. Magari, nel frattempo, chiedere al M5S la testa di qualche ministro che la Lega giudica «particolarmente improvvisato», come Danilo Toninelli e Giulia Grillo.
Nel M5S anche l'ala più insofferente alla Lega ha preso atto che altre maggioranze non sono possibili in questo Parlamento e che le elezioni anticipate rischiano di decimare i gruppi parlamentari. Resta il fatto che per «non andare a Bruxelles col cappello in mano», come avverte Salvini, serve quella «coesione» che ieri l'altro auspicava il presidente del Consiglio Conte. I conti con la realtà ieri i due partiti sembrano averla cominciata a fare, ma poichè oggi si vedrà che il boccone preparato da Bruxelles non è facile da ingoiare, è ancora troppo presto per poter considerare vivo l'attuale governo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino