Catastrofe a Genova, la Procura non esclude l'errore di costruzione

Catastrofe a Genova, la Procura non esclude l'errore di costruzione
GENOVA - Un errore nella progettazione che non fosse desumile ex post, a viadotto ormai costruito, oppure problemi di manutenzione nei cinquantun'anni successivi di vita del...

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GENOVA - Un errore nella progettazione che non fosse desumile ex post, a viadotto ormai costruito, oppure problemi di manutenzione nei cinquantun'anni successivi di vita del viadotto Morandi. Il primo nodo che la procura di Genova deve sciogliere nell'avviare l'indagine sul crollo che alla vigilia di Ferragosto ha portato con se 38 morti e quasi 20 dispersi è affidato a due consulenti, scelti ieri pomeriggio. Dopo questa prima valutazione, potrebbero cambiare ancora anche i reati contestati: al disastro, l'omicidio plurimo colposo e l'attentato alla sicurezza dei trasporti, potrebbe aggiungersi l'omicidio stradale, se dovesse essere dimostrato che il crollo è stato causato dalla cattiva manutenzione del viadotto.

 
Ieri il procuratore Francesco Cozzi, l'aggiunto Paolo D'Ovidio e i pm Walter Cotugno e Massimo Terrile hanno acquisito le immagini del crollo riprese da Autostrade, oggi prenderanno i documenti relativi alla manutenzione del ponte. Massima attenzione è data al tema della manutenzione. A giugno scorso era stata bandita una gara, con procedura d'urgenza, per la messa in sicurezza «degli stralli di pila numero 9 e 10 poiché quelli di pila 11 sono stati oggetto di rinforzo già negli anni 90», ovvero proprio dei tiranti del ponte poi crollati. Tutto nella gara, incluso l'importo complessivo di 20 milioni di euro, fa pensare che Autostrade fosse cosciente dell'importanza dell'intervento. Stando al dibattito svolto nella commissione trasporti della Regione Liguria, a inizio 2017, l'azienda aveva già cominciato ad approntare il bando almeno nel 2016.

Alla Regione, Autostrade per l'Italia spiegò che il monitoraggio del viadotto Morandi, dal nome del progettista che lo realizzò nel 1967, era costante e che «non c'era alcun rischio». Contemporaneamente, però, aveva parlato di un intervento da fare in tempi rapidi: «La messa in sicurezza degli stralli è in fase di progettazione avanzata» è la risposta di inizio 2017. Il bando è però effettivamente solo a metà del 2018.

Tra i documenti in corso di acquisizione da parte dei pm anche quelli al ministero dei Trasporti, che con il suo ufficio di controllo doveva supervisionare il concessionario. Nel 2012, la competenza di questa supervisione è passata da Anas al ministero. Un passaggio complicato, visto che nel 2016 il capo dell'ufficio di vigilanza, Mauro Colletta, aveva riferito al parlamento: «Abbiamo problemi ad avviare i controlli e a inviare gli ispettori sul territorio». Il sottosegretario al ministero dei trasporti Edo Rixi, ex assessore regionale ligure, spiega che su tutta la vicenda, incluso il comportamento dell'ufficio di vigilanza, ha avviato una indagine: «La commissione d'inchiesta si riunisce a partire da domani (oggi per chi legge ndr) e ho avviato anche un'ispezione interna sulla vigilanza sulle concessioni autostradali».


Parole dure nei confronti di Autostrade arrivano dalla Commissione europea: «Per quanto riguarda la responsabilità sulla sicurezza delle infrastrutture stradali sul Trans-European transport network (Tent)» e il ponte Morandi rientra in questa rete europea, «nel caso sia gestita da un operatore privato, è il concessionario ad avere la responsabilità della sicurezza e della manutenzione della strada», ha fatto sapere la commissione. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino