ROMA L'intervento sarà veloce: nel tavolo sulla giustizia del governo gialloverde entra anche la riforma del Consiglio superiore della magistratura. Si inizierà...
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Sulla stessa linea del Guardasigilli il suo collega dell'Interno Matteo Salvini, che si è detto «sicuro» che anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella «dirà o farà qualcosa» sulla vicenda «visto che è il supremo garante» dell'organo di autogoverno della magistratura. Come si interverrà, però, non è ancora definito. L'idea di base è quella di rivedere, appunto, il sistema elettorale del Consiglio, come tra l'altro già scritto nel contratto di governo. Sarà questo il primo passo, in profondità gli alleati hanno idee diverse. Il ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, responsabile Giustizia del Carroccio, da sempre spinge affinché siano sciolte le correnti all'interno della magistratura e si proceda con test psico-attitudinali per i magistrati.
Bonafede ha una posizione diversa e più sfumata. Parla di introdurre criteri «obiettivi e che premino il merito», concetto che compare anche sul blog 5S dove si sottolinea che la vicenda «ha scoperchiato un vaso di Pandora in cui la cosa più evidente è come il merito dei singoli magistrati viene affogato nelle logiche spartitorie politico-correntizie». Di sicuro, sottolinea il ministro, «il diritto dei magistrati di associarsi non può essere messo in discussione»
L'ITER
Da martedì inizierà a muovere di nuovo i primi passi il tavolo sulla giustizia, bloccato negli ultimi due mesi per via della dialettica a dir poco accesa tra Lega e grillini. Al centro ci sarà soprattutto il processo penale. Al momento però manca l'intesa, ma nulla fa pensare che non ci sarà, vista la tregua tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, entrambi convinti (almeno a parole) di voler portare avanti l'esperienza di governo.
Il caso Csm e in generale la questione giustizia si interseca anche con un'altra polemica di queste ore tra magistrati e Salvini. Di «linciaggio morale» parla la presidente della Corte di Appello di Firenze, Margherita Cassano, prendendo le difese di Luciana Breggia, presidente della sezione specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Firenze, colpevole di non aver accolto un ricorso del Viminale. Ma il ministro tiene il punto: «È doveroso segnalare i giudici che fanno politica». Anche su questo c'è uno scontro a Bonafede, non risulta che «troppi giudici facciano politica». Ma che ci sia «la stragrande maggioranza di magistrati che lavorano ogni giorno e portano avanti la macchina della giustizia con passione e coraggio». Si schiera in qualche modo anche il presidente dell'Anac, Raffaele Cantone: «I giudici che esprimono la propria opinione esercitano un diritto costituzionale». Intanto, i consiglieri del Csm di Area chiedono l'apertura di una pratica a tutela per Breggia e per un'altra toga attaccata dal ministro, Matilde Betti del Tribunale di Bologna. E Salvini finisce nel mirino anche dei procuratori di Prato e Monza, irritati perché il ministro ha anticipato degli arresti ad operazioni di polizia in corso.
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Il Mattino