Roma. Quindici giorni. La data più probabile delle elezioni, ora che è scattato l'ultimo giro della legislatura, slitta dal 4 al 18 marzo. È questa...
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Ciò significa che Paolo Gentiloni non salirà più sul Colle, come era stato programmato, prima di Natale per annunciare al capo dello Stato che il suo lavoro è concluso. E vuol dire che Sergio Mattarella, che da sempre considera la legislatura praticamente conclusa con l'approvazione della manovra economica, procederà allo scioglimento del Parlamento dopo l'Epifania. A metà gennaio o forse un po' più in là. «Tutto dipende da quali provvedimenti saremo in grado di approvare», dicono a palazzo Chigi. Nell'elenco c'è anche la legge sulle professioni sanitarie e quella sui parchi. Ma soprattutto il testamento biologico, ora implicitamente benedetto perfino da papa Francesco.
Insieme alle elezioni per il Parlamento, il 18 marzo si voterà anche per i consigli regionali di Lazio, Lombardia e Molise. Renzi mastica amaro, vorrebbe evitare l'effetto trascinamento lombardo, ma per evitare il doppio voto servirebbe una legge: le tre Regioni, infatti, già nel 2013 votarono sia per le politiche che per le amministrative. Ma non è un election-day completo: le Comunali si svolgeranno (come prevede la legge) tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Sul Colle e a palazzo Chigi bocciano come prive di fondamento le voci che vorrebbero Gentiloni e Mattarella intenzionati ad anticipare il voto, in modo da poter tornare alle urne in giugno nel caso che i risultati elettorali non decretassero una maggioranza in grado di formare il nuovo governo. Primo perché, tra un adempimento e l'altro, ci vorrà un mese solo per insediare il Parlamento appena eletto. Secondo perché, come dimostra l'impasse in Germania, Mattarella non alzerà subito bandiera bianca e concederà qualche mese ai partiti per tentare di trovare un'intesa sull'esecutivo. In più, se il Rosatellum si rivelasse inadatto, sarà probabilmente necessario procedere a qualche ritocco. Conclusione: nella sciagurata ipotesi della paralisi gli italiani torneranno alle elezioni in autunno. Non prima.
Per il rinvio del voto e per l'election-day con le Comunali, spinge Silvio Berlusconi. L'obiettivo: urne a maggio. La speranza: la riabilitazione entro quella data della Corte di Strasburgo che il 23 esaminerà il ricorso presentato dall'ex premier. «Deciderà Mattarella ma dopo marzo è meglio», era stato l'auspicio manifestato qualche giorno fa dal leader di Forza Italia. Questa ipotesi però non piace agli alleati. «Spero si voti il prima possibile e che nessuno voglia tirare a campare. Non capisco perché Berlusconi parli di un voto più avanti a maggio», dice chiaro e tondo Matteo Salvini. «Prima si vota e meglio», aggiunge Giorgia Meloni.
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Il Mattino