Decreto Caivano, l'iter partirà dal Senato ma è polemica politica

L'esame del decreto Sud prenderà invece il via da Montecitorio

Giorgia Meloni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi
Il giorno dopo l'approvazione del decreto Caivano contro la violenza giovanile, inevitabile monta la polemica politica con l'opposizione che accusa il governo di...

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Il giorno dopo l'approvazione del decreto Caivano contro la violenza giovanile, inevitabile monta la polemica politica con l'opposizione che accusa il governo di «populismo» e la maggioranza che replica celebrando la «svolta» contro le baby gang.

Sulla scia delle parole della premier Giorgia Meloni - che ieri al termine del consiglio dei ministri ha difeso il provvedimento spiegando che non si tratta «solo di repressione» -, il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, oggi rilancia dicendo che lo Stato dà finalmente un segno tangibile della propria presenza.

Critiche arrivano anche dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che definisce «sconclusionata» la decisione di palazzo Chigi di nominare un commissario su Caivano. Secca la replica di Stefano Caldoro, capo della opposizione di centrodestra in Consiglio regionale della Campania: «Su Caivano la risposta del governo Meloni è stata immediata. La premier ha subito raccolto l'appello di don Patriciello. Il governo ha garantito, ai massimi livelli, la presenza, ha assunto impegni, ha varato i primi interventi concreti. È evidente che il tema delle periferie è complesso ma la direzione è quella giusta». 

Polemica politica a parte, il decreto dovrà ora fare i conti sull'applicabilità delle norme, come quelle che riguardano la stretta su telefonini e sull'accesso ai siti porno per i minori. E mentre a Caivano si è svolto un primo sopralluogo con il ministro dello Sport, Andrea Abodi, per la realizzazione di un impianto sportivo al Parco Verde, a Roma è un susseguirmi di botta e risposta tra esponenti di maggioranza e opposizione. 

Dal Tribunale dei minori di Brescia, la magistrata Giuliana Tondina spiega che «l'intervento penale, repressivo, dev'essere l'ultima fase di un processo sociale». Prevenzione e cultura del rispetto sono i valori che vengono rilanciati dall'opposizione, secondo la quale il decreto «reprime i minori senza costruire reti sociali». 

Qualche dubbio arriva anche da don Maurizio Patricello, il sacerdote simbolo della lotta alla criminalità che ha ospitato la scorsa settimana la premier Meloni dopo la violenza sessuale subita da due cuginette proprio a Caivano. «Abbiamo avuto questo decreto - dice -, certamente poteva essere fatto meglio». «La realtà - aggiunge - non è fatta solo di arresti, ci vuole altro, ci vuole un supporto alle famiglie che non c'è, abbiamo solo tre assistenti sociali». Il provvedimento varato ieri con l'inasprimento delle pene, dunque, «è un bene - afferma il sacerdote - se non resta da solo, perché da solo è un'anatra zoppa che non va da nessuna parte». 

Don Patricello si dice anche dispiaciuto per il fatto che «la pornografia non abbia trovato posto mi ha fatto molto soffrire, perché quando la famiglia latita, ci pensa la strada e ci pensano i telefonini». E sono proprio questi due - smartphone e pornografia - gli aspetti che più lasciano spazio a perplessità sull'applicabilità del provvedimento. Secondo quanto stabilito dal decreto, e ribadito dalla ministra Eugenia Maria Roccella, il governo provvederà a offrire gratuitamente il parental control alle famiglie. Un sistema che è già presente sui principali social network e sistemi operativi, da Facebook a TikTok, da Apple a Google.

Peraltro già lo scorso gennaio lo stesso Garante per le comunicazioni aveva dato il via libera alla delibera che obbligava tutti i provider a predisporre un sistema di parental control, per consentire ai genitori di limitare l'accesso ai contenuti destinato ad un pubblico maggiorenne. 

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Il Mattino