«O si approva il decreto sicurezza entro il 3 dicembre o salta tutto». Matteo Salvini lancia il suo ultimatum riaccendendo le polveri nei rapporti con il Movimento...
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Anche il premier Giuseppe Conte, in serata, calma gli animi, chiarendo che l'ipotesi di porre la fiducia «al momento non è all'ordine del giorno». «La metteremo solo se necessario», aggiunge facendo visita allo sgombero degli immobili dei Casamonica. Anche il sottosegretario all'Autonomia, Stefano Buffagni, mostra ottimismo: «Il decreto va approvato, non vedo nulla di ostativo. Non credo che la maggioranza sia a rischio».
Detto questo, sul dossier sicurezza, all'interno del gruppo pentastellato si registra ancora qualche mal di pancia. Ieri 19 deputati 'dissidentì - che oggi il MoVimento si affretta a precisare che dissidenti non sono - avevano inviato al capogruppo Francesco D'Uva una lettera in cui esprimevano dubbi sul testo. Una iniziativa che ha ovviamente messo in allarme la Lega. Anche oggi il relatore e Presidente della Commissione Affari costituzionali, il pentastellato Giuseppe Brescia, rincara la dose, osservando che «rimangono forti perplessità su diversi punti del testo, come il ridimensionamento dello Sprar e la mancata tutela a chi potrebbe subire trattamenti disumani e degradanti».
Di Maio, come ricordato, getta però acqua sul fuoco: «Come capo politico - sottolinea a Radio Anch'io - devo assicurare la lealtà del Movimento a questo Governo. Il decreto si deve approvare. È una questione di correttezza. Non ci si può rimangiare la parola». Più tardi, sempre per far scemare la tensione con la Lega, riferisce che molti tra i firmatari della lettera, si stanno sfilando «per non mettere in difficoltà il governo». Intanto, in Commissione Affari costituzionali, sono seicento gli emendamenti presentati al testo, cinque sono firmati da deputati pentastellati. Nessuno di loro è stato sottoscritto dai 'ribellì, quindi la situazione in Commissione, dal punto di vista della maggioranza, appare sotto controllo.
In Transatlantico si vocifera che queste proposte di modifica targate M5s rimangono in piedi solo in attesa che passi la riforma della prescrizione, così come concordata dai leader della maggioranza.
Il Mattino