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A dimostrazione della posta in gioco, ieri la pagina italiana di Wikipedia ha ospitato solo informazione sulla direttiva Ue, contestata perché «potrà influire negativamente sulla libertà di espressione e la partecipazione online». Dalle misure di tutela del copyright, però, sono esentate le enciclopedie come Wikipedia, i meme, le parodie, le citazioni, i pastiche e anche i servizi di cloud. Alla vigilia del voto, nessuno fa previsioni. L'esito non è scontato. Partito popolare e partito socialista sono divisi con una parte delle delegazioni tedesche e austriache sul piede di guerra. Se il testo passerà, basterà il passaggio formale al Consiglio e dal momento in cui sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale Ue, gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepirlo. La direttiva rafforza la posizione di tutti i settori creativi, in particolare i creatori e gli operatori dei settori audiovisivo e musicale, e il settore dell'editoria, giornalisti compresi, verso le piattaforme digitali in modo che i vari soggetti possano esercitare un controllo maggiore sull'uso dei contenuti caricati dagli utenti ed essere remunerati in misura equa. Per la prima volta viene stabilito il principio di remunerazione adeguata e proporzionata. I creatori' potranno avere informazioni trasparenti sul modo in cui le proprie controparti (editori e produttori) utilizzano le loro opere, condizioni base per poter negoziare i contratti futuri. Se editori o produttori non metteranno a frutto i diritti loro trasferiti dagli autori, questi saranno autorizzati a revocarli. Gli editori di giornali godranno di un nuovo diritto: potranno negoziare più facilmente le modalità di riutilizzo dei loro contenuti sulle piattaforme online e i giornalisti potranno ricevere una quota maggiore dei proventi generati dall'utilizzo online delle pubblicazioni di carattere giornalistico.
Due gli articoli più controversi: l'11 e il 13. L'articolo 11 migliora la posizione negoziale degli editori di giornali per raggiungere accordi facoltativi con le piattaforme per l'utilizzo dei loro contenuti giornalistici, garantendo che una parte delle entrate i supplementari vada ai giornalisti. L'articolo 13 consente di colmare la differenza del valore tra i ricavi commerciali ottenuti dalle grandi piattaforme diffondendo contenuti protetti da copyright e la remunerazione agli autori o detentori dei diritti. Gli utenti non rischieranno più multe o sanzioni per aver caricato materiale protetto da copyright perché la responsabilità ricade tutta sulle piattaforme. Quanto alla libertà di Internet, gli utenti continueranno a caricare contenuti sulle piattaforme online, che potranno ospitare i contenuti a condizione che rispettino il diritto dei creatori a una remunerazione equa. Attualmente le piattaforme online remunerano i creatori su base volontaria e solo in misura molto limitata non essendo in alcun modo responsabili dei contenuti che ospitano e non essendo incentivate a concludere accordi con i titolari dei diritti. La direttiva non apre la strada alla censura, ma si limita a spingere le piattaforme digitali a concludere accordi di equa remunerazione con i creatori delle opere che consentono loro di guadagnare denaro. Non ci saranno filtri automatici, ma qualora non fossero trovate soluzioni innovative, le grandi piattaforme potrebbero scegliere di applicarli. La riproduzione parziale delle pubblicazioni di carattere giornalistico, i cosiddetti snippet, non rientra nella legislazione: deve trattarsi però di parole singole e di estratti molto brevi di pubblicazioni di carattere giornalistico, che non richiederanno autorizzazioni dagli editori di giornali. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino