Diritto d'autore, l'Europa divisa sui giganti del web

Diritto d'autore, l'Europa divisa sui giganti del web
di Antonio Pollio Salimbeni
Martedì 26 Marzo 2019, 07:30 - Ultimo agg. 13:05
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Ci saranno anche gli studenti del Conservatorio di Musica Santa Cecilia, dell'Accademia Silvio D'Amico e del Centro sperimentale di cinematografia di Roma questa mattina a Strasburgo, dove a mezzogiorno gli eurodeputati voteranno in seduta plenaria per la nuova direttiva sul diritto d'autore che mira a garantire che i diritti e gli obblighi del copyright si applichino anche alla rete consentendo ai creativi e agli editori di negoziare meglio accordi di licenza con le piattaforme internet. Si tratta di uno dei passaggi più controversi della legislatura ormai alla fine. Caratterizzata da un vero e proprio braccio di ferro tra i governi e nella stessa assemblea parlamentare, tra i regolatori Ue e le grandi piattaforme digitali e aggregatori di notizie, da Youtube a GoogleNews a Facebook, che non hanno risparmiato risorse per condurre una capillare azione di lobbying, mai stata così invasiva e penetrante. Una bandiera per chi produce notizie, dagli editori ai giornalisti, o per gli artisti che non riescono a ottenere una giusta remunerazione mentre i colossi del Web generano enormi guadagni limitandosi a garantire agli autori dei contenuti ritorni risibili. L'accordo raggiunto tra Consiglio e Parlamento a febbraio era stato contrastato anche dall'Italia, con il Movimento 5 Stelle tra i primi a scatenarsi contro ciò che ritiene un attacco alla libertà del web. Un'interpretazione contestata dalla maggioranza dei governi, dalla Commissione e dai creatori di contenuti. Con l'Italia avevano votato contro Olanda, Lussemburgo, Polonia e Finlandia. Astenuto il Belgio. L'accordo era passato a maggioranza qualificata.
 
A dimostrazione della posta in gioco, ieri la pagina italiana di Wikipedia ha ospitato solo informazione sulla direttiva Ue, contestata perché «potrà influire negativamente sulla libertà di espressione e la partecipazione online». Dalle misure di tutela del copyright, però, sono esentate le enciclopedie come Wikipedia, i meme, le parodie, le citazioni, i pastiche e anche i servizi di cloud. Alla vigilia del voto, nessuno fa previsioni. L'esito non è scontato. Partito popolare e partito socialista sono divisi con una parte delle delegazioni tedesche e austriache sul piede di guerra. Se il testo passerà, basterà il passaggio formale al Consiglio e dal momento in cui sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale Ue, gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepirlo. La direttiva rafforza la posizione di tutti i settori creativi, in particolare i creatori e gli operatori dei settori audiovisivo e musicale, e il settore dell'editoria, giornalisti compresi, verso le piattaforme digitali in modo che i vari soggetti possano esercitare un controllo maggiore sull'uso dei contenuti caricati dagli utenti ed essere remunerati in misura equa. Per la prima volta viene stabilito il principio di remunerazione adeguata e proporzionata. I creatori' potranno avere informazioni trasparenti sul modo in cui le proprie controparti (editori e produttori) utilizzano le loro opere, condizioni base per poter negoziare i contratti futuri. Se editori o produttori non metteranno a frutto i diritti loro trasferiti dagli autori, questi saranno autorizzati a revocarli. Gli editori di giornali godranno di un nuovo diritto: potranno negoziare più facilmente le modalità di riutilizzo dei loro contenuti sulle piattaforme online e i giornalisti potranno ricevere una quota maggiore dei proventi generati dall'utilizzo online delle pubblicazioni di carattere giornalistico.

Due gli articoli più controversi: l'11 e il 13. L'articolo 11 migliora la posizione negoziale degli editori di giornali per raggiungere accordi facoltativi con le piattaforme per l'utilizzo dei loro contenuti giornalistici, garantendo che una parte delle entrate i supplementari vada ai giornalisti. L'articolo 13 consente di colmare la differenza del valore tra i ricavi commerciali ottenuti dalle grandi piattaforme diffondendo contenuti protetti da copyright e la remunerazione agli autori o detentori dei diritti. Gli utenti non rischieranno più multe o sanzioni per aver caricato materiale protetto da copyright perché la responsabilità ricade tutta sulle piattaforme. Quanto alla libertà di Internet, gli utenti continueranno a caricare contenuti sulle piattaforme online, che potranno ospitare i contenuti a condizione che rispettino il diritto dei creatori a una remunerazione equa.

Attualmente le piattaforme online remunerano i creatori su base volontaria e solo in misura molto limitata non essendo in alcun modo responsabili dei contenuti che ospitano e non essendo incentivate a concludere accordi con i titolari dei diritti. La direttiva non apre la strada alla censura, ma si limita a spingere le piattaforme digitali a concludere accordi di equa remunerazione con i creatori delle opere che consentono loro di guadagnare denaro. Non ci saranno filtri automatici, ma qualora non fossero trovate soluzioni innovative, le grandi piattaforme potrebbero scegliere di applicarli. La riproduzione parziale delle pubblicazioni di carattere giornalistico, i cosiddetti snippet, non rientra nella legislazione: deve trattarsi però di parole singole e di estratti molto brevi di pubblicazioni di carattere giornalistico, che non richiederanno autorizzazioni dagli editori di giornali.

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