E' venuto alla luce a settembre in Svezia il primo bambino al mondo nato da una donna sottoposta a trapianto di utero e a tecniche di fecondazione assistita. Il bebè è un...
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Utero donato da un'amica 61enne. La donna ha le ovaie funzionanti ma è nata senza utero: glielo ha donato un'amica 61enne, in menopausa da 7 anni. I genitori, la cui identità non è stata resa nota, hanno fatto ricorso alla fecondazione in vitro per produrre 11 embrioni che sono stati congelati. I medici dell'università di Göteborg si sono occupati del trapianto di utero e hanno dovuto utilizzare farmaci per sopprimere il sistema immunitario, così da prevenirne il rigetto.
Un anno dopo il trapianto si è deciso di procedere con l'impianto di uno degli embrioni crioconservati, e la gravidanza è riuscita. Il bebè è nato prematuramente, con parto cesareo, perché la mamma ha sviluppato pre-eclampsia, una pericolosa complicanza gestazionale, e il battito del cuore del piccolo era diventato anormale.
Il padre. «È stato un viaggio piuttosto difficile, durato anni - ha detto il padre del piccolo - ma ora abbiamo con noi il bambino più incredibile.
I medici: sensazione irreale. «L'arrivo del bebè è stato un momento fantastico di gioia» anche per il team medico che ha seguito i neo genitori. «È stata una sensazione irreale - dice Mats Brannstrom, che ha guidato l'équipe trapiantologica - Non pensavamo di riuscire a raggiungere questo traguardo. Il nostro successo si è basato su oltre 10 anni di ricerca intensiva sugli animali e di allenamento chirurgico. E il lieto evento apre alla possibilità di trattare in futuro in tutto il mondo giovani donne che soffrono di infertilità uterina».
Cure anticancro e difetti congeniti sono le principali ragioni per cui una donna si trova senza utero funzionante. Brannstrom e il suo team stanno lavorando con altre otto coppie con problematiche simili, e invitano alla cautela in attesa che i risultati di altre gravidanze ottenute con la stessa tecnica offrano un quadro più completo. «Ritengo - puntualizza l'esperto - che questo tipo di procedura non potrà essere considerata ancora per molti anni un intervento di routine». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino