Vietato chiamarlo amore. Ogni 60 ore vengono tragicamente registrati dalle forze dell’ordine casi di botte, maltrattamenti, soprusi, stupri, fino a tragedie impensabili...
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«Il 10,6 % delle donne dichiara di aver subìto una qualche forma di violenza sessuale prima dei 16 anni. Più di una donna su tre, tra le vittime della violenza del partner, ha riportato ferite, lividi, contusioni o altre lesioni (37,6%). Circa il 20 % è stata ricoverata in ospedale a seguito delle ferite riportate. Più di un quinto di coloro che sono state ricoverate ha riportato danni permanenti». Lucia Annibali, avvocato e ora parlamentare del Pd, sfregiata dall’acido dall’ex fidanzato ha raccontato di quando, poco prima che venisse aggredita, chiamò i carabinieri perché trovò una finestra di casa sia lesionata, con un foro.
«Raccontai loro che stavo vivendo un periodo di paura, facendo il nome di chi temevo potesse farmi del male, ma loro mi derisero, come se fosse sempre frutto della mente delle donne inventarsi le cose. La questione si concluse con una denuncia per tentato furto».
Al termine del racconto Annibali ha incoraggiato magistrati e forze dell’ordine a fare di più, un appello che è stato rafforzato da Teresa Marente, un avvocato che da trent’anni difende le donne ospitate nei centri antiviolenza. A suo parere le leggi attuali vengono depotenziate, non esistono nemmeno leggi organiche e, ha aggiunto, il nodo critico è la loro applicazione. «La lotta ai delitti di genere, mediante l’impiego delle strategie giudiziarie, costituisce un’urgenza indifferibile e rappresenta anche un elemento di misurazione del grado di civiltà del nostro ordinamento" affermato il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, spiegando che la scommessa da vincere per gli uffici giudiziari “ha a che fare con la modifica della coscienza collettiva, l’incisione su un immaginario comune dei rapporti tra generi che affonda le proprie radici in arcaici e retrivi convincimenti».
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Il Mattino