Dpcm, circolari & Co: se il caos paralizza più del lockdown

Il caso più emblematico restano le cene. Il 13 ottobre scorso il governo vara un Dpcm con cui impone il limite di 6 persone per i party in casa. Undici giorni più...

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Il caso più emblematico restano le cene. Il 13 ottobre scorso il governo vara un Dpcm con cui impone il limite di 6 persone per i party in casa. Undici giorni più tardi, il 24, la misura sparisce da un altro nuovo Dpcm - nel mezzo ne è stato emanato un terzo, il 18 - e diventa fortemente raccomandato non ricevere affatto nella propria abitazione persone non conviventi. Obblighi e sanzioni non ce ne sono, così il dubbio corre sulle chat. Si può cenare insieme? E guardare la partita della Roma?

Un continuo cortocircuito informativo causato da decreti ed ordinanze che se i cittadini più prudenti possono provare a tenere sotto controllo con il buonsenso, rischia di paralizzare altre categorie. Per i ristoratori ad esempio, il gioco dell'oca dei Dpcm è diventato ormai un paradosso. Pensare di esporre un banale cartello all'ingresso con gli orari di apertura o di chiusura, per loro è un'odissea. Così se dal testo del 13 ottobre hanno appreso di poter chiudere alle ore 24 offrendo il servizio al tavolo (e giù a costruire dehors per aumentare il numero di sedute a disposizione e ospitare più clienti) o alle 21 se nel locale ci sono solo banconi. Una manciata di giorni più tardi però, il 18 ottobre, hanno scoperto che se la mezzanotte per il servizio al tavolo era ancora un'opzione, per chi serve al bancone le 21 diventavano un miraggio: dalle 18 tutti a casa. Poco male se non fosse che ad una settimana di distanza, il 24, l'aperitivo e le cene al tavolo venivano abolite in tutta la Penisola. Dalle 18 serrata totale. È comprensibile quindi se oggi i ristoratori, confusi più che mai dalle notizie di un altro Dpcm in arrivo, oggi hanno preferito tenere la serranda chiusa ed evitare altra confusione. Come si decide se fare o meno la spesa? Come si fa ad organizzare i turni dei lavoratori? E l'asporto? Consentito fino alle ore 24 dicono, ma in Campania ad esempio, dalle 22.30 possono farlo solo coloro che servono i clienti direttamente in auto. Se si è a piedi si va a casa a pancia vuota. 

Per non parlare degli studenti delle superiori. Già in tumulto per un'età particolare, gli adolescenti italiani hanno iniziato le lezioni in presenza il 14 settembre per poi scoprire che sarebbero dovuti entrare a scuola dopo le ore 9 per decongestionare il trasporto pubblico, anzi no, restare anche il pomeriggio. Infine che la didattica a distanza, così osteggiata e denigrata da tutti, alla fine è una buona alternativa ma solo al 75% ed integrata con quella in aula. Per poi scoprire, oggi o forse domani, che la dad' al 100% non è poi così male e che devono stare a casa tutto il giorno. E a casa restano anche gli studenti fuori sede che, tramortiti da mesi di lezioni online, sarebbero voluti tornare alla loro vita universitaria lontani dai genitori ma non lo hanno fatto perché non si sa mai e un nuovo Dpcm dall'oggi al domani può costare mesi d'affitto.  

 

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Il Mattino