Lo scrittore e critico letterario francese Serge Doubrovsky, noto per aver inventato il neologismo «autofiction», è morto ieri mattina a Parigi...
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Con la pubblicazione nel 1977 di «Fils», suo terzo romanzo, Doubrovsky ha teorizzato l'idea di «autofiction», termine da lui creato per raccontare la propria vita come avventura del linguaggio. Da allora si è affermato come autore di romanzi pseudo-autobiografici: ha vinto il prestigioso Prix Médicis con «Le Livre brisé» (1989). Prima di passare al romanzo, Doubrovsky è stato un influente critico e teorico della letteratura, che negli anni 60 si è legato allo strutturalismo per rileggere in seguito in una chiave ispirata all'esistenzialismo. Tra i suoi saggi più significativi spicca «Critica e oggettività» (Marsilio, 1967).
Nato a Parigi il 22 maggio 1928, figlio di una famiglia ebraica, i Doubrovsky riescono a sfuggire nel 1943 alla deportazione nazista grazie a un gendarme che li nasconde un'ora prima dell'esecuzione dell'ordine di arresto. La famiglia si rifugia poi in una casa fuori Parigi, presso una parente. Dopo la seconda guerra mondiale, Serge Doubrovsky studia all'École Normale Supérieure filosofia e letteratura e dalla fine degli anni '50 si dedica all'attività universitaria. È autore di una decina di romanzi e di una ventina tra saggi e opere collettive di critica letteraria. Nel 2000 è diventato Commendatore dell'Ordre des Arts et des Lettres della Repubblica francese. Nel 2012 è stato insignito della Medal of Honor of the Center for French Civilization and Culture dall'Università di New York.
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Il Mattino