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Non chiamatele pillole. Ma la mossa di Enrico Letta ricorda un po' la strategia social varata un mese fa da Silvio Berlusconi: brevi filmati dai 25 ai 60 secondi da lanciare e rilanciare sul web. Obiettivo: intercettare gli indecisi. «Fate girare quelle clip suona la carica di buon mattino il segretario ai candidati del Pd Usatele nei comizi elettorali». Sono gli spezzoni del confronto a due andato in onda sul sito del Corriere della Sera contro Giorgia Meloni. Un faccia a faccia che ha galvanizzato il leader dem. Che ora chiama a raccolta il popolo del centrosinistra: «L'ultimo giorno in Piazza del Popolo dobbiamo essere tantissimi».
Letta ne è convinto: per puntare alla remuntada si deve insistere sui contenuti. E quei mini video, spiega alla platea di aspiranti parlamentari riuniti su Zoom alle 9,30 del mattino, mostrano plasticamente quanto siano «retrograde e retrive» le idee di Fratelli d'Italia. Dunque, è la linea dettata dal Nazareno, è su quei tasti che bisogna battere. Cambiamenti climatici, Pnrr, diritti civili. «Vi faremo girare un lavoro, che a me ieri è stato molto utile dice Letta collegato in streaming dall'auto sulle posizioni di FdI a livello nazionale ed europeo. Alcune le ho usate io ieri, altre non ho potuto...».
Il piano, insomma, è quello già messo in pratica coi manifesti divisi tra rosso e nero: polarizzare lo scontro con la rivale. Escludendo tutti gli altri. A questo serviranno le clip: «Vi chiedo di usare questo materiale, usatelo moltissimo, fatelo girare perché stabilisce il frame della campagna: o noi o Meloni», suona la carica Letta.
Ed è proprio al leader del Terzo polo che il segretario riserva un'altra frecciata. «Ha fatto il pazzo lo bacchetta lui e Renzi si sono messi a fare gli esposti all'Agcom per fermare il confronto» a due. Poi l'affondo sul controdibattito dell'ex ministro: «Ha fatto una cosa patetica, mettendosi in uno studio televisivo da solo e fare il suo commento» (gli risponde per le rime Calenda: «Ho colmato una lacuna: nervosismo e maleducazione rimprovera l'ex alleato non sono da te»). Resta in secondo piano la questione delle alleanze. Nessuna risposta a chi lo accusa di aver stretto un accordo con Verdi e Sinistra italiana. Coi quali, aveva precisato lui stesso, l'accordo è «elettorale, non di governo». Parole che lasciano «perplesso» il leader verde Angelo Bonelli: «Non siamo qualcosa di cui vergognarsi», replica.
Ma Letta guarda oltre. Chiede ai suoi di gettarsi «pancia a terra»: uno sforzo anche di mobilitazione, mette in chiaro. A cominciare dall'evento di domenica a Monza, stesso giorno di Pontida. Sarà una contromanifestazione all'evento leghista, in una delle roccaforti espugnate al centrodestra alle amministrative di giugno: «Un appuntamento importantissimo coi nostri amministratori avverte il segretario dobbiamo essere davvero tanti». E «tantissimi», è la linea, bisognerà mostrarsi sopratutto al comizio finale del 23, in Piazza del Popolo. «Vi chiedo un grande impegno sulla chiusura, fate di tutto per mobilitarvi scandisce è fondamentale». Serve una «piazza piena», da contrapporre agli altri «che non le riempiono» o che scelgono location meno ambiziose (vedi i Cinquestelle in Santi Apostoli). La macchina dei pullman da tutta Italia si è già messa in moto. Ci lavora il segretario dei dem romani Andrea Casu. Consapevole che la sfida è ambiziosa («nel 2018 chiudemmo in un auditorium...»), ma «a portata di mano». Dunque, «pancia a terra».
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