Premier, Renzi fa un passo di lato: «Ma resto segretario Pd fino al 2021»

Premier, Renzi fa un passo di lato: «Ma resto segretario Pd fino al 2021»
Nessun passo indietro. Ma nell'ultimo giorno di campagna elettorale, in una lunga maratona tra tv, web, radio, e il comizio di chiusura a Firenze, Matteo Renzi fa un...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Nessun passo indietro. Ma nell'ultimo giorno di campagna elettorale, in una lunga maratona tra tv, web, radio, e il comizio di chiusura a Firenze, Matteo Renzi fa un passettino di lato nella speranza di recuperare voti per il Pd: «Toglietemi di mezzo dal novero dei candidati premier. Non personalizzo più e sono orgoglioso di essere allenatore di una squadra di grande livello. C'è Gentiloni che ha fatto un ottimo lavoro, c'è Minniti che ha impresso una svolta nel campo dell'immigrazione e della sicurezza. Ci sono Delrio e Franceschini. Chiunque venisse indicato da Mattarella, a cominciare da Gentiloni, avrà il pieno sostegno del Pd».

 
Insomma, c'è Renzi ma «c'è soprattutto la squadra». Una mossa volta a evitare il bis del referendum costituzionale, trasformato in un plebiscito pro o contro di lui. Tant'è che il leader dem toglie dal tavolo le sue dimissioni in caso di sconfitta: «Sarò segretario fino al 2021, come deciso dalle primarie». E smentisce la voce che lo vorrebbe tentato, in caso di sconfitta, di mollare il Pd e creare un proprio partito come fece Emmanuel Macron in Francia: «Non mi piace l'idea di un'azienda privata che si trasforma in partito, non mi piace che uno è proprietario del simbolo. Io credo ai partiti, non ho padrini e padroni. Il Pd ha mille difficoltà, ma si discute e si vota. Però rosico, con il 23% Macron governa».
 
Il segretario dem fissa anche la linea del traguardo, per poter poi dare le carte nel dopo-elezioni: «Se ce la giochiamo bene nelle ultime ore il Pd può essere primo gruppo parlamentare. Già lo siamo, dai dati che ho, in Senato. Puntate sul voto al simbolo del Pd più che al candidato: la differenza la faremo sul proporzionale. La partita tra noi e i Cinquestelle». Ed è contro i grillini che Renzi in serata da Firenze lancia l'attacco più duro: «Grillo, ci fai schifo. E caro Di Maio, ci hai insultato per anni e ora vuoi i nostri voti? Guarda questo popolo Di Maio: non lo avrai mai. Prima di votare te andiamo all'opposizione. Ma all'opposizione ci andrai tu, principe degli impresentabili. E l'unica strada che hai per governare è fare l'accordo con la Lega. Sappiatelo, amici del Sud. Chi vota cinquestelle fa vincere Salvini. Noi siamo la concretezza e la speranza. La vostra era piazza vuota perché una piazza non si falsifica come un sondaggio, come un bonifico. Finirà come nel 2014, caro Grillo. Voi siete la violenza dell'insulto e la paura, noi siamo la speranza è la concretezza».

Poi Renzi lancia un ultimo, accorato, appello agli indecisi: «Occhio, queste elezioni sono uno spartiacque tra chi vuole andare avanti, far crescere il Paese e chi vuole andare verso un estremismo dannoso per l'Italia. Non credete agli apprendisti stregoni e a chi racconta barzellette. Salvini e Berlusconi parlano di flat tax ma per primi sanno che non si può fare. Il reddito di cittadinanza dei Cinquestelle? Puf, da lunedì non ci sarà più. Noi non promettiamo misure shock o irrealizzabili, ma cose concrete».

Sulla stessa linea Gentiloni e Marco Minniti. Dice il premier: «Vogliamo raccogliere i buoni frutti del lavoro fatto in questi anni per tirarci fuori dai guai o vogliamo buttare tutto a mare? Chi promette la luna porta in fondo al burrone». E afferma il ministro degli Interni: «Stiamo attenti a non riportare indietro l'orologio del Paese. La posta in gioco è altissima».


Renzi, nell'ultimo giorno, non perde l'occasione per tornare a escludere un patto con Berlusconi: «E' una barzelletta. Le larghe intese le fece Bersani, non io. E il Pd non farà mai un governo con gli estremisti. Le frasi di Salvini fanno paura». E soprattutto piccona la «fanta-squadra del fanta-governo» presentato da Di Maio: «È un boomerang. All'Istruzione ha messo uno favorevole alla nostra riforma della scuola, all'Interno una che ha detto sì al referendum. Siete più tranquilli se al Viminale ci sta Minniti o una criminologa che nessuno conosce ed è buona solo per Porta a Porta? Per l'Economia c'è da scegliere tra un professore semi conosciuto e Padoan e io non ho dubbi».
  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino