La doppia partita di Gentiloni, al timone di Palazzo Chigi e candidato

La doppia partita di Gentiloni, al timone di Palazzo Chigi e candidato
Un arrivederci, non certo un addio, quello che domani si consumerà al Quirinale tra Paolo Gentiloni e Sergio Mattarella. Due mesi di campagna elettorale, e chissà...

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Un arrivederci, non certo un addio, quello che domani si consumerà al Quirinale tra Paolo Gentiloni e Sergio Mattarella. Due mesi di campagna elettorale, e chissà quanto altro tempo per comporre un nuovo governo, consegnano all'attuale esecutivo il compito di guidare il Paese per un periodo non certo breve. Arrivare a fine legislatura avendo evitato rischiosi voti di fiducia, consente a Gentiloni e ai suoi ministri di lavorare nella pienezza dei propri poteri e al Paese di affrontare l'incerto scenario post-elettorale senza salti nel vuoto.


Due mesi, sino al 4 marzo, di campagna elettorale che Gentiloni, nella sua duplice veste di premier e candidato del Pd, affronterà con il suo stile alternando attività di governo ad incontri e appuntamenti più dal sapore elettorale. L'agenda del governo non sarà però vuota. Prima in ordine di tempo il trasferimento nel Niger di un contingente italiano necessario per compiti di addestramento e annunciato prima di Natale dallo stesso Gentiloni. Da definire in tempi brevi c'è anche la questioni dell'Ilva di Taranto con tanto di braccio di ferro con il governatore della Puglia Michele Emiliano, il cui ricorso al tribunale amministrativo rischia di allontanare gli investitori e spingere alla chiusura l'acciaieria.
 
Problema da risolvere è anche il destino di Alitalia. Le offerte sono nelle mani del ministro Calenda e il tempo stringe anche se manca ancora qualche tassello prima di avviare la trattativa con un solo offerente. Senza contare che il nodo dei possibili esuberi va gestito per non ripetere le esperienze del passato, ma anche per evitare che la vicenda subisca quelle ricadute elettorali che nel 2006 condizionarono non poco il destino del vettore di bandiera. Tra i temi da gestire resta ai primi posti l'emergenza migranti. Da luglio a oggi il numero degli sbarchi è crollato di 80 mila unità ma la gestione dell'accordo con la Libia è un cantiere sempre aperto per il ministro dell'Interno Marco Minniti e per il presidente del Consiglio che con i paesi del Nord Africa continuerà a tenere rapporti strettissimi. La vicenda dei migranti ha importanti ricadute sul versante della sicurezza ma anche in sede europea.

A febbraio e a marzo del prossimo anno si terranno due importanti consigli europei nei quali il nodo delle ripartizioni dei richiedenti asilo tornerà ad essere affrontato. Senza contare il capitolo Brexit che a Bruxelles si intende stringere in modo da permettere a Consiglio e Parlamento di ratificare in tempo per le elezioni del 2019. Brexit e la «rifondazione dell'Europa» evocata dal presidente francese Macron, attendono la nascita di un governo in Germania, ma non dell'Italia che per non farsi emarginare dovrà comunque ritagliarsi un posto di rilievo al tavolo di trattativa. «Noi facciamo fatica a ragionare sul 2018 mentre in Cina stanno programmando il 2049», ebbe a dire poco prima dell'estate lo stesso Gentiloni.


Un messaggio di realismo, ma anche un invito al Paese a guardare avanti e che in buona sostanza si ritrova anche nelle parole espresse pochi giorni fa dal presidente della Repubblica nel saluto alle alte cariche dello Stato.
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Il Mattino