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La Sardegna ha scelto Alessandra Todde, l’ex vicepresidente del Movimento 5 stelle rappresentante del famoso campo largo del centrosinistra. Sconfitto invece per pochi decimi percentuali il candidato del centrodestra, il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. È la prima volta che il Movimento 5 stelle guida una Regione, e la prima volta dal 2015 che il centrodestra viene sconfitto in una Regione che governava.
Giornata dunque di rivelazioni e di esultanza per le opposizioni, con Elly Schlein che ha parlato di uno "squillo di tromba che fa bene a tutta la compagnia dei progressisti", mentre nella maggioranza partono le analisi della sconfitta.
Le strategie
Per il centrodestra la vittoria del capo largo in Sardegna non è soltanto il dover sbarrare l’isola dalle regioni di appartenenza politica fino ad ora mantenute, ma è un imprevisto che potrebbe richiedere alcuni cambiamenti di strategia per le prossime elezioni regionali. In primis perché Todde presidente è la prova che le divisioni nel centrodestra potrebbero essere più grandi del previsto, e che la maggioranza fatica a guadagnare elettori fuori dal suo bacino di riferimento. Dall’altra parte il campo largo di Schlein e Conte ha dimostrato che forse il dominio di Meloni è una narrazione che può essere messa in crisi, specialmente se Pd e M5s riescono ad allearsi trovando candidati credibili. Ora lo sguardo di Elly Schlein e Giuseppe Conte si allunga necessariamente al resto d’Italia e a ragion veduta. Adesso sulla strada ci sono l’Abruzzo, dove per il centrosinistra c’è già Luciano D’Amico, la Basilicata e non certo per ultime in fatto di importanza le europee. A proposito di queste se anche in Abruzzo le cose dovessero mettersi bene, Elly Schlein affronterebbe con maggiore serenità una campagna elettorale europea (il vero test sulla sua reggenza al Nazareno), nella quale dovrà compiere scelte dirimenti per il futuro del partito.
Il campo largo di Pd e M5s
Un'iniezione di fiducia non indifferente, e che dunque potrebbe aiutare a sbloccare le trattative sulle alleanze nelle altre regioni e città, dove in certi casi Pd e M5s faticano a mettersi d’accordo, al suon di «Avete visto? Uniti si vince».
Il centrodestra
Per il centrodestra la questione è molto diversa, questo perché la loro sconfitta è un segnale più indicativo della direzione che la politica nazionale, anche solo in parte, potrebbe prendere. È indubbio che il risultato della Sardegna sia stato influenzato dalle divisioni nel campo del centrodestra, in primis perché non si è trattato di una vittoria schiacciante. Truzzu era un candidato “in quota Meloni”, ma soprattutto una poltrona potenzialmente sottratta alla Lega. Da un punto di vista teorico avrebbe dovuto beneficiare del traino della presidente del Consiglio (la cui popolarità è ancora altissima, seppur in leggero calo), sul piano pratico hanno finito col pesare di più i no e i forse di leghisti e indipendentisti, nonché il disimpegno dei portatori di voti forzisti. Il sindaco di Cagliari ha così perso i voti dei (tanti) delusi dall’amministrazione Solinas e, contemporaneamente, dei fedelissimi del governatore non ricandidato: un paradosso che si è concretizzato con il ricorso al voto disgiunto di un numero importante di cittadini sardi. Lo stesso sindaco di Cagliari che proprio nella sua città ha trovato la sconfitta più dolorosa, quella che sarebbe dovuta essere il fulcro dove ritrovare la maggioranza dei voti, si è rivelata premio per la sua avversaria. Un segnale di notevole importanza per misurare il reale grado di apprezzamento di Paolo Truzzu. Ora l’unica strategia possibile, e Giorgia Meloni più di tutti lo sa, è quella dell’unità. Dimostrare che la sconfitta sarda è soltanto una deviazione dal percorso prefissato, e che sempre di centrodestra unito e “amico” si parla. L’unione d’intenti anche tra le fila della maggioranza è l’unico antidoto in grado di salvaguardare le altre regioni che si apprestano a votare, con lo sguardo necessariamente lungo in questa direzione anche per le elezioni europee dove la posta in gioco è notevole. Parola d’ordine dunque unità da entrambe le parti, perché insieme si vince, lo ha detto la Sardegna.
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