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Nelle pieghe dell'inchiesta della Procura di Torino su una presunta evasione fiscale relativa all'eredità di Gianni Agnelli, gli inquirenti stanno cercando anche di capire se sua moglie negli ultimi anni di vita fosse nel pieno delle capacità cognitive. Non è un argomento trascurabile considerata - spiegano i pm nel decreto di perquisizione notificato l'8 febbraio a John Elkann - la «natura ragionevolmente apocrifa delle firme riconducibili a Marella Caracciolo su alcuni documenti di rilievo: aggiunte testamentarie e contratti di locazione-comodato degli immobili italiani» storiche residenze dell'Avvocato. "Lady Agnelli" ha combattuto a lungo con una malattia debilitante e neurodegenerativa, il Parkinson. Era alimentata artificialmente già da tempo, prima di spegnersi il 23 febbraio del 2019, all'età di 91 anni, a villa Frescot, sulle colline torinesi. Oltre ad avere uno staff infermieristico a sua disposizione, era stata ricoverata più volte in clinica. Tant'è vero che il registro degli accessi nelle strutture sanitarie è stato acquisito dalla Procura subalpina per dimostrare la tesi accusatoria secondo cui Donna Marella abitava stabilmente a Torino e che la residenza elvetica era un escamotage per non pagare le tasse in Italia.
Il testamento
Al centro dell'inchiesta c'è il suo testamento: prima ancora che venisse aperto, i tre fratelli Elkann (a cui la nonna ha lasciato tutto il suo patrimonio) hanno fatto causa in Svizzera alla madre.
LA VICENDA
Tre brevi schede scritte a mano da Gianni Agnelli sono il punto di partenza della battaglia giudiziaria ingaggiata dalla figlia sull'eredità. I manoscritti furono letti a Torino il 24 febbraio 2003, esattamente un mese dopo la morte dell'Avvocato, nello studio del notaio Ettore Morone, perquisito nei giorni scorsi dalla Finanza. Il 2 marzo 2004 Margherita Agnelli firmò a Ginevra un accordo transattivo con cui rinunciò all'eredità paterna in cambio di 1 miliardo e 275 milioni di euro. Il successivo aprile cedette alla madre il suo 33% della Dicembre per 105 milioni di euro, «perché - secondo i legali di Elkann - non ebbe fiducia nel piano di rilancio della Fiat». Inoltre si impegnò a corrispondere alla madre un vitalizio di circa 8 milioni l'anno, versato mensilmente per 14 anni su un conto corrente acceso presso Lgt Bank di Vaduz (capitale del Liechtenstein). Su questa rendita, pari a 98,5 milioni di euro, Marella Caracciolo non avrebbe pagato l'Irpef; evadendo l'imposta per 3,7 milioni solo relativamente agli ultimi 14 mesi di vita di "Lady Agnelli". Secondo i pm, infatti, quella in Svizzera era una «residenza fittizia», mentre la moglie dell'Avvocato abitava prevalentemente a Torino. Per dissimularlo, sarebbe stata aiutata quanto meno da John che «al fine di evadere l'imposta sul reddito» - è l'ipotesi accusatoria - si era fatto intestare i contratti di locazione e comodato delle tre residenze di famiglia (villa Frescot, villar Perosa e l'attico romano sul Quirinale), nonché i contratti di assunzione del personale che lavorava per la nonna. Secondo Margherita è stata tenuta all'oscuro di «risorse finanziarie per centinaia di milioni di dollari» depositate su conti esteri, tra cui uno aperto presso Morgan Stanley. Per questo a dicembre 2022 ha depositato l'esposto dal cui è partita l'inchiesta. Leggi l'articolo completo suIl Mattino