Eredità Agnelli, le firme sul testamento di Marella sono sue? Verifiche sulla sua lucidità, le ultime volontà redatte dal notaio indagato

Gli inquirenti stanno cercando di capire se la moglie di Gianni Agnelli negli ultimi anni di vita fosse nel pieno delle capacità cognitive

Eredità Agnelli, le firme sul testamento di Marella sono sue? Verifiche sulla sua lucidità, le ultime volontà redatte dal notaio indagato
di Valeria Di Corrado
Lunedì 19 Febbraio 2024, 06:31 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 07:01
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Nelle pieghe dell'inchiesta della Procura di Torino su una presunta evasione fiscale relativa all'eredità di Gianni Agnelli, gli inquirenti stanno cercando anche di capire se sua moglie negli ultimi anni di vita fosse nel pieno delle capacità cognitive. Non è un argomento trascurabile considerata - spiegano i pm nel decreto di perquisizione notificato l'8 febbraio a John Elkann - la «natura ragionevolmente apocrifa delle firme riconducibili a Marella Caracciolo su alcuni documenti di rilievo: aggiunte testamentarie e contratti di locazione-comodato degli immobili italiani» storiche residenze dell'Avvocato. "Lady Agnelli" ha combattuto a lungo con una malattia debilitante e neurodegenerativa, il Parkinson. Era alimentata artificialmente già da tempo, prima di spegnersi il 23 febbraio del 2019, all'età di 91 anni, a villa Frescot, sulle colline torinesi. Oltre ad avere uno staff infermieristico a sua disposizione, era stata ricoverata più volte in clinica. Tant'è vero che il registro degli accessi nelle strutture sanitarie è stato acquisito dalla Procura subalpina per dimostrare la tesi accusatoria secondo cui Donna Marella abitava stabilmente a Torino e che la residenza elvetica era un escamotage per non pagare le tasse in Italia.

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Il testamento

Al centro dell'inchiesta c'è il suo testamento: prima ancora che venisse aperto, i tre fratelli Elkann (a cui la nonna ha lasciato tutto il suo patrimonio) hanno fatto causa in Svizzera alla madre.

Risulta redatto il 12 agosto 2011 dal notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen, indagato insieme a John Elkann e allo storico commercialista di famiglia, Gianluca Ferrero. Lo stesso notaio ha redatto le due aggiunte testamentarie del 14 agosto 2012 e del 22 agosto 2014, sulla cui autenticità della firma della Caracciolo gli investigatori hanno dei dubbi. La seconda aggiunta è scritta in un italiano stentato, i due testimoni che l'hanno sottoscritta non parlavano la lingua e uno di loro, Peter Hafter, compare nei "Panama papers" in almeno 23 società offshore. I finanzieri di Torino sono stati incaricati di recuperare gli originali di questi documenti, ma al momento non si trovano. Come non si trovano gli originali dei tre atti, datati 19 maggio 2004, con i quali la nonna aveva ceduto la nuda proprietà delle sue quote della Dicembre Ss (pari al 66%) a favore di John, Lapo e Ginevra Elkann. L'unico atto che è stato trovato è una declaratoria di giugno 2021, «contenente scrittura privata non autenticata del 19 maggio 2004» con cui Marella si era spogliata della "cassaforte di famiglia". Neanche il pagamento delle quote è documentato. Tant'è vero che i pm parlano di «evidenti anomalie che hanno interessato l'aggiornamento della compagine sociale della Dicembre Ss». Fondata nel 1984 come "società semplice", ha il vantaggio di rimanere segreta; tant'è vero che la sua esistenza fu ufficializzata alla Camera di commercio di Torino solo nel 2012.

LA VICENDA

Tre brevi schede scritte a mano da Gianni Agnelli sono il punto di partenza della battaglia giudiziaria ingaggiata dalla figlia sull'eredità. I manoscritti furono letti a Torino il 24 febbraio 2003, esattamente un mese dopo la morte dell'Avvocato, nello studio del notaio Ettore Morone, perquisito nei giorni scorsi dalla Finanza. Il 2 marzo 2004 Margherita Agnelli firmò a Ginevra un accordo transattivo con cui rinunciò all'eredità paterna in cambio di 1 miliardo e 275 milioni di euro. Il successivo aprile cedette alla madre il suo 33% della Dicembre per 105 milioni di euro, «perché - secondo i legali di Elkann - non ebbe fiducia nel piano di rilancio della Fiat». Inoltre si impegnò a corrispondere alla madre un vitalizio di circa 8 milioni l'anno, versato mensilmente per 14 anni su un conto corrente acceso presso Lgt Bank di Vaduz (capitale del Liechtenstein). Su questa rendita, pari a 98,5 milioni di euro, Marella Caracciolo non avrebbe pagato l'Irpef; evadendo l'imposta per 3,7 milioni solo relativamente agli ultimi 14 mesi di vita di "Lady Agnelli". Secondo i pm, infatti, quella in Svizzera era una «residenza fittizia», mentre la moglie dell'Avvocato abitava prevalentemente a Torino. Per dissimularlo, sarebbe stata aiutata quanto meno da John che «al fine di evadere l'imposta sul reddito» - è l'ipotesi accusatoria - si era fatto intestare i contratti di locazione e comodato delle tre residenze di famiglia (villa Frescot, villar Perosa e l'attico romano sul Quirinale), nonché i contratti di assunzione del personale che lavorava per la nonna. Secondo Margherita è stata tenuta all'oscuro di «risorse finanziarie per centinaia di milioni di dollari» depositate su conti esteri, tra cui uno aperto presso Morgan Stanley. Per questo a dicembre 2022 ha depositato l'esposto dal cui è partita l'inchiesta.

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