Eredità Agnelli, per i pm la società cassaforte di famiglia passata agli Elkann «attraverso atti simulati»

Al centro dell’inchiesta la cessione delle azioni della “Dicembre” da Marella ai nipoti. La causa civile, già avviata dalla figlia dell’Avvocato, può far saltare la spartizione

Agnelli, giallo sull’eredità. I pm: le società agli Elkann attraverso atti simulati
Agnelli, giallo sull’eredità. I pm: le società agli Elkann attraverso atti simulati
di Valeria Di Corrado
Domenica 10 Marzo 2024, 00:28 - Ultimo agg. 22:32
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Era stata additata come «una mamma che perseguita da più di 20 anni i suoi tre figli, rinnegando gli accordi sottoscritti». Invece, le accuse mosse da Margherita Agnelli nei confronti di John, Lapo e Ginevra non sembrano essere del tutto infondate. È quanto emerge dall’esplosiva inchiesta della Procura di Torino, che vede indagati per truffa ai danni dello Stato tutti e tre i fratelli Elkann. E ora a franare è l’assetto della società Dicembre, “cassaforte” della famiglia Agnelli e controllante, attraverso plurimi passaggi societari, la stessa Exor. Nell’ultima annotazione del Nucleo di polizia economica e finanziaria torinese che sta conducendo le indagini, redatta lo scorso 5 marzo, si spiega chiaramente che «le cessioni di quote avvenute tra Marella Caracciolo e i nipoti indagati paiono rivestire carattere di atti simulati, non essendo ad oggi stata acquisita prova del pagamento del prezzo ed emergendo anche profili di apocrifia delle firme dei documenti indicati». «Tali opacità - si legge nell’ultimo decreto di sequestro firmato il 6 marzo dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dal sostituto Giulia Marchetti - si aggiungono a quelle relative al titolo giuridico di possesso delle quote in questione da parte di Marella». 

LE ANOMALIE

In pratica, c’è un «contrasto» tra ciò che “lady Fiat” dichiarò nel 2010 alla Agenzia delle Entrate - ossia che «il centro dei suoi interessi economici non fosse in Italia, in quanto il principale asset del suo patrimonio personale situato in Italia, cioè la partecipazione nella Dicembre, era posseduto soltanto a titolo di nuda proprietà» - e quanto dichiarato nel 2021 alla Camera di commercio di Torino, in sede di regolarizzazione della situazione della Dicembre s.s., in cui invece si faceva riferimento a quote cedute con usufrutto, «sulla base delle scritture non autentiche risalenti al 2004». Un contrasto non da poco: tra nuda proprietà e usufrutto, infatti, «deriva un diverso obbligo dichiarativo ai fini delle imposte», spiegano i pm. E quindi se dovesse essere riconosciuto che Marella aveva l’usufrutto delle quote della Dicembre, ne deriverebbe che avrebbe dovuto pagarci le relative tasse. A questo punto, sulla base dell’assunto della Procura subalpina secondo cui la residenza in Svizzera della moglie di Agnelli era solo fittizia, il tribunale civile di Torino a cui si è rivolta la figlia potrebbe rimettere in discussione il testamento (e anche la spartizione della Dicembre), riconoscendo a Margherita la sua quota di legittima.

E la conseguenza rischia di essere quella di un riassetto del patrimonio di famiglia. 

INDAGINI SU ALTRE OFFSHORE

Tra i documenti trovati nel caveau di John Elkann e sequestrati dalla Finanza c’è un fascicolo rilegato contenente una mail del 5 febbraio 2008 scritta in francese a firma dell’avvocato Rocco Rondi con oggetto “Madame M. de Pahlen” e allegati 47 documenti. Tra questi ci sono riferimenti «a ulteriori società offshore verosimilmente appartenute all’avvocato Gianni Agnelli e di cui, pertanto, è necessario - spiegano gli inquirenti - verificare il passaggio a Marella Caracciolo e, da ultimo, ai fratelli Elkann».

Il sospetto, insomma, è che l’eredità lasciata da uno degli imprenditori più importanti del nostro Paese sia finita all’estero. Nei 47 allegati ci sono anche riferimenti alla Fondazione Alkione con sede a Vaduz, in Liechtenstein, costituita nel 2001 da Agnelli e i cui “gestori fiduciari” erano i suoi tre consulenti personali: il defunto Gianluigi Gabetti, lo svizzero Siegfried Maron e l’avvocato Franzo Grande Stevens (lo studio legale di quest’ultimo è stato perquisito dalla Finanza l’8 febbraio in quanto al 95enne risultano essere, o essere state, riconducibili tre società fiduciarie oggetto dell’inchiesta). Contro Gabetti, Maron e Grande Stevens, Margherita aveva intrapreso un’azione legale chiedendo di conoscere la reale consistenza del patrimonio del padre: sospettava (e lo sospetta ancora) che i tre professionisti le avessero tenuta nascosta la fetta più grossa della torta dell’eredità. Ci sarebbe la fondazione Alkyone, infatti, dietro il versamento dei 109 milioni di euro, effettuato nel marzo del 2004 dalla banca Morgan Stanley a favore di Margherita, dopo che firmò il patto successorio con il quale rinunciò al 33% delle quote della Dicembre, vendendole a sua madre.

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