Dal 27 al 30 dicembre 2019 si sono svolte le esercitazioni militari congiunte tra Russia, Cina e Iran nel nord dell'Oceano Indiano e nel Golfo dell'Oman. Quattro giorni di...
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Il Golfo dell'Oman è una via di collegamento fondamentale allo Stretto di Hormuz, attraverso cui transita quasi un quinto dei traffici di petrolio del mondo. Le manovre sono successive a mesi di tensioni crescenti tra Stati Uniti e Iran, scaturite dal ritiro di Washington dall'accordo sul nucleare iraniano firmato del 2015 e alimentate dalla decisione degli USA di imporre sanzioni all'Iran, sanzioni che hanno danneggiato gravemente l'export di petrolio e l'economia della Repubblica islamica. Nei mesi di maggio e giugno 2019 si sono verificati diversi attacchi alle imbarcazioni in transito nelle acque del Golfo, comprese le petroliere saudite. Sempre a giugno il presidente statunitense Donald Trump ha fermato all'ultimo momento un attacco militare diretto all'Iran, autorizzato in precedenza come risposta all'abbattimento di un drone USA da parte di Teheran. A settembre, invece, sono stati attaccati gli impianti petroliferi sauditi situati nel deserto, e vista la portata dell'operazione, è stato facile puntare il dito contro Teheran. Gli Stati Uniti infatti hanno accusato l'Iran di aver compiuto questi attacchi, accuse che tuttavia Teheran ha respinto.
Le manovre congiunte tra Russia, Cina e Iran sono qualcosa in più di semplici esercitazioni militari e contengono un messaggio diretto agli Stati Uniti. In primo luogo, sono finalizzate a costruire una cooperazione trilaterale che faccia da contraltare alla coalizione che puntano a creare gli Stati Uniti e sono parte di uno sforzo finalizzato alla realizzazione di un ordine internazionale che non sia più dominato dal primato americano. Le manovre sono però anche uno strumento diplomatico e quindi non andrebbero intese come una minaccia agli equilibri geopolitici dell'area. Servono all'Iran a mostrarsi non isolato nel panorama internazionale, anche a fronte dell'inerzia europea nel salvare l'accordo sul nucleare e dunque la prova che Teheran non chiude la porta alla diplomazia. Per Russia e Cina, sono anche la dimostrazione di un approccio pragmatico che incoraggia alla soluzione politica delle controversie e non a quella militare. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino