BRUXELLES - Il quadro politico del nuovo parlamento europeo è chiaro: sarà polarizzato tra gruppi pro-Ue e gruppi nazionalpopulisti più destra estrema. Ma i...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Di conseguenza sul Consiglio europeo. Per i capi di stato e di governo sarà più arduo trovare accordi: dalle nomine all'immigrazione, dal fisco alla politica di sicurezza ed energetica, alle relazioni con Mosca, Pechino a Washington, al commercio, al rafforzamento dell'Eurozona. Alla stessa Brexit, se si prende per buona l'indicazione di Salvini: «Ho sentito alcuni leader europei, da Orban a Farage, è cambiata la geografia in Europa, proveremo a salvarla», ha dichiarato. Forse il governo italiano sta per sponsorizzare il remain britannico per rafforzare la componente nazionalpopulista? L'interrogativo è d'obbligo. I tantissimi voti di Farage ora fanno gola.
Diversi governi subiscono già autentici scossoni. La coalizione Cdu/Csu-Spd in Germania è in forte crisi, Macron è stato superato da Le Pen, il cancelliere austriaco Kurz (Ppe) è stato sfiduciato dal parlamento da socialdemocratici ed estrema destra: Austria al voto. Come la Grecia dopo che Tsipras è stato surclassato da Nuova Democrazia. annuncia che si andrà al voto. Alle elezioni federali il Belgio compie una secca svolta a destra: vincono due partiti fiamminghi Vlaams Belang (indipendentista) e N-va. In Italia ribaltone nei rapporti di forza tra Lega e M5S.
Il fronte pro-Ue si afferma in Danimarca e Slovacchia, in Spagna e Portogallo. In Finandia gli euroscettici perdono terreno. Ribalta le previsioni l'Olanda, dove il partito laburista è primo. Ce n'è quanto basta per rendere le scelte a livello europeo estremamente difficili. Non è un caso che i leader si siano mossi subito: Merkel e Macron innazitutto. Grandi giri di telefonate. Coinvolto anche Conte. Lo stesso nel fronte opposto: Orban chiama addirittura Berlusconi: è in corso la sua sospensione dal Ppe. Salvini gli sta facendo la corte.
Tuttavia occorre partire dai punti fermi e il primo punto fermo è che il parlamento non è ingovernabile. Tutt'altro. Se Ppe e S&D (cioè Pse) perdono lo storico privilegio della maggioranza se conteggiati insieme, il fronte pro-Ue è molto forte e largo: ai 180 seggi Ppe e 146 del Pse vanno aggiunti i 109 dei liberali (Alde+macroniani) e i 69 dei Verdi. Questi due ultimi partiti escono vincenti dal, mentre popolari e socialisti perdono parecchio: 37 e 41 seggi rispettivamente. Il Ppe passa dal 28,9% nel 2014 al 23,9%; il Pse dal 24,9% al 19,4%. Il fronte pro-Ue ha 435 voti: per eleggere il presidente della Commissione ne bastano 376.
Il fronte nazionalpopulista passa da 154 seggi a 171: 17 in più, non certo una rivoluzione. Nel dettaglio: i Conservatori e riformisti (con Fratelli d'Italia e il polacco Diritto e Giustizia) calano a 59 seggi; Europa delle nazioni e della libertà (con lepenisti e Lega) salgono a 58 seggi; Europa della libertà e della democrazia diretta (con Afd tedesca e, nel vecchio parlamento, il M5S) sale a 58.
La polarizzazione convivrà con una relativa maggiore frammentazione delle maggioranze. I veri problemi saranno al Consiglio, in cui si decide in molte materie all'unanimità: fisco, politica estera, difesa e sicurezza, bilancio. Più facili le decisioni a maggioranza qualificata, come quelle sulle nomine. Da soli Ungheria, Polonia e Italia non bastano a comporre una minoranza di blocco, tuttavia si può sempre trovare un alleato. Per esempio la Repubblica Ceca guidata dal governo del populista Andrej Babis: il suo partito Ano 2011 aderisce all'Alde.
Solo 4 paesi che rappresentino almeno il 35% della popolazione Ue possono mettere insieme una minoranza di blocco. Se a Ungheria, Polonia e Italia si aggiungessero Regno Unito e Cechia le soglie sarebbero superate. Quanto è realistico uno scenario del genere si vedrà. In teoria finchè starà nella Ue il Regno Unito non dovrebbe comportarsi da guastatore'. Tuttavia, se a Downing Street dovessere arrivare un Brexiteer guastatore' ci sono molti pronti ad approfittarne. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino