Il sentiero è stato tracciato dalla Consulta che ha dato precise indicazioni sulla non punibilità dell'aiuto al suicidio. Indicazioni che oggi hanno portato ad...
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Dj Fabo, domani Marco Cappato torna a processo, attesa l'assoluzione
Fine vita, assolto Cappato. La fidanzata di dj Fabo: «Oggi avrebbe festeggiato»
Stamani infatti, proprio mentre era in aula ad ascoltare requisitoria ed arringhe, ha ricevuto la notizia della morte della madre. Notizia che forse gli ha dato la forza di dire ancora una volta di aver agito guidato dalla necessità di affermare la «libertà e il diritto all'autodeterminazione individuale». «Non è la tecnica del vivere o del morire ad essere rilevante - ha affermato Cappato prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio - ma la libertà di autodeterminazione, quella sì che è rilevante».
E poi ha sottolineato come dalla morte di Dj Fabo ad ora «poche decine di persone sono state aiutate ad andare a morire in Svizzera nella piena informazione delle istituzioni del nostro Stato e senza che mai fosse attivata alcuna azione penale. Allora c'è qualcosa che viene di fatto considerato un aiuto legittimo».
Poco prima la requisitoria del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che con la collega Sara Arduini ha chiesto l'assoluzione «perché il fatto non sussiste» evidenziando come il provvedimento della Consulta abbia dato «una valutazione in diritto sul senso stretto della vita e sulla Costituzione italiana che mette l'uomo, e non lo Stato, al centro della vita sociale del Paese». E ha trattato un tema di tale «rilevanza» da sostituire «al principio di sacralità della vita la tutela della fragilità umana», ha aggiunto, ritenendo che nel caso di dj Fabo ricorrano tutti e quattro i requisiti indicati - la patologia irreversibile, le atroci sofferenze fisiche e psichiche, il mantenimento in vita da trattamenti di sostegno vitali e la capacità di prendere decisioni autonome - per sostenere «la non punibilità dell'aiuto al suicidio».
Linea questa sposata da uno dei difensori dell'esponente radicale, Massimo Rossi. L'altro legale, Francesco Di Paola, ha chiesto invece alla corte di «fare un passo avanti e avere coraggio giuridico» e di «assolvere perché il fatto non costituisce reato». E che la strada fosse tracciata «chiaramente» lo testimonia la durata della camera di consiglio. I giudici, due togati e sei popolari, in poco meno di un'ora hanno deciso. Le loro motivazioni saranno depositate in 45 giorni.
«È una giornata storica ed è un grande risultato. Adesso sarà compito del legislatore colmare questa lacuna e dare una legge a tutti quelli che sperano», è il commento dell'aggiunto Tiziana Siciliano. Soddisfatta anche Valeria Imbrogno, la fidanzata di Dj Fabo: «Fabiano oggi mi avrebbe chiesto di festeggiare perchè questa è una battaglia in cui lui credeva. È una battaglia vinta per la libertà di tutti». Filomena Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni ha sottolineato che questa «assoluzione dà libertà alla libertà» ma ha denunciato che «la politica è ferma su questi temi» e il Parlamento dal 2013 «non legifera» mentre per l'avvocato Rossi «c'è stato un passo in più verso la civiltà, non soltanto giuridica».
Non sono poi mancati i commenti del mondo della politica, con i due schieramenti opposti.
Il Mattino