Fondi Ue, nella maggioranza è già zuffa sui miliardi di Bruxelles. E spunta la bicamerale

Fondi Ue, nella maggioranza è già zuffa sui miliardi di Bruxelles. E spunta la bicamerale
Duecentonove miliardi fanno gola. Eccome. Decidere come spenderli, su quali progetti investire in vista della presentazione a Bruxelles a metà ottobre del Recovery plan,...

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Duecentonove miliardi fanno gola. Eccome. Decidere come spenderli, su quali progetti investire in vista della presentazione a Bruxelles a metà ottobre del Recovery plan, è un'occasione ghiotta. Così, a dispetto di Giuseppe Conte che vuole avocare a sé la decisione istituendo a palazzo Chigi una task force, cresce la pressione affinché sia invece il Parlamento a stabilire come spendere i fondi europei.


Nella zuffa si getta anche il presidente della Camera. Roberto Fico (M5S) non nega a Conte la sua task force, ma sostiene che debba essere «il Parlamento, con un atto di indirizzo e con un voto, a esercitare una funzione di controllo». Questo perché «il Parlamento è la prima task force degli italiani» e dunque dovrà «indicare le priorità sull'utilizzo delle risorse» targate Bruxelles: «Qui ci giochiamo davvero il futuro dell'Italia per i prossimi 20 anni». Poi, nel pomeriggio, il presidente della Camera propone «l'istituzione di una Commissione speciale Recovery». Idea che incontra immediatamente il plauso di Forza Italia con Silvio Berlusconi che chiede a Conte di «coinvolgere il Parlamento» e con la capogruppo alla Camera, Maria Stella Gelmini.

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Al Senato non stanno a guardare. In barba all'intesa tra il premier e i ministri dem di trasformare il Comitato interministeriale per gli affari europei nella task force per scrivere il Recovery plan, i senatori dem scrivono ben due mozioni. La prima è di Base riformista, la corrente del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che propone di creare una commissione bicamerale (aperta naturalmente alle opposizioni) con il compito di «indirizzo strategico sul rilancio economico, sull'utilizzo delle risorse e sul nuovo modello di sviluppo per l'Italia». La seconda mozione invece è dell'intero gruppo del Pd e chiede di istituire una «commissione straordinaria sull'Investment review» per «garantire la centralità del Parlamento sul tema dei finanziamenti del Recovery fund».

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L'assedio a Conte non si ferma qui. Il segretario dem Nicola Zingaretti, che chiede di aprire all'opposizione («è l'Abc»), lancia il Patto giovani. La premessa: «Prima del Covid si ripeteva che l'Italia non è un Paese per giovani, perché troppi erano esclusi dal lavoro e da percorsi formativi e per gli stipendi bassi. Oggi la situazione è ancora più drammatica». Seguono 10 proposte tra cui «rendere gratuite tutte le spese sostenute nei primi mille giorni di vita dei bambini, azzerare i costi dell'istruzione dal nido all'università per le famiglie con redditi medio-bassi», etc.
Si fanno sentire anche i 5Stelle e Italia Viva. I grillini propongono la riforma fiscale riducendo le aliquote Irpef, portandole da cinque a tre. Costo: circa 13 miliardi. E il viceministro Stefano Buffagni indica come priorità digitalizzazione e infrastrutture tecnologiche», oltre a «un grande piano per il Sud» e per l'assunzione di giovani «attraverso decontribuzioni e taglio del cuneo fiscale». Anche i renziani sollecitano il taglio del cuneo fiscale e ci aggiungono fondi per l'edilizia scolastica.
 
Il ministro della Salute, Roberto Speranza (Leu), invece torna alla carica per l'adesione al Meccanismo europeo di stabilità (Mes): «Per il potenziamento del Sistema sanitario nazionale (Ssn) sono necessari almeno 20 miliardi. In una stagione di investimenti, la Sanità deve essere il primo capitolo da finanziare. La lezione che ci ha dato il coronavirus è che c'è bisogno di un investimento straordinario per il Ssn».

Tornano a chiedere il Mes anche il Pd e Italia Viva. Dice Luigi Marattin: «I soldi del Recovery Fund sono sottoposti a rigide condizionalità, come è giusto che sia, per questo è incredibile che non si voglia accedere al Mes che ha solo il vincolo delle spese sanitarie».


Proprio sul Mes diventa plastica all'Europarlamento la divisione tra Pd e 5Stelle. Dem e grillini si spaccano a Strasburgo sull'emendamento (poi bocciato) presentato dalla Lega sulle conclusioni del Consiglio europeo che chiedeva di respingere l'utilizzo del Mes. A favore hanno votato leghisti e 5Stelle, contro il Pd e Forza Italia.
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Il Mattino