G8 di Genova venti anni dopo: ecco tutti i protagonisti finiti nell'oblio

G8 di Genova venti anni dopo: ecco tutti i protagonisti finiti nell'oblio
Il ricordo del G8 di Genova vent'anni dopo. Che fine hanno fatto i protagonisti di allora, al centro delle cronache sugli incidenti in piazza Alimonda con la morte del...

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Il ricordo del G8 di Genova vent'anni dopo. Che fine hanno fatto i protagonisti di allora, al centro delle cronache sugli incidenti in piazza Alimonda con la morte del manifestante 23enne Carlo Giuliani e poi sulle irruzioni di carabinieri e polizia nella scuola Diaz con le successive violenze nei confronti degli arrestati portati nella caserma di Bolzaneto. 

Il portavoce

Vittorio Agnoletto, milanese, era il portavoce del Genova social forum. Il volto più noto e esposto del movimento di protesta. Medico, attivista politico, ha oggi 63 anni. Militante da sempre nella sinistra, dopo il G8 venne candidato nel 2004 al Parlamento europeo dove fu eletto nel gruppo della sinistra unitaria. Medico del lavoro, insegna «Globalizzazione e politiche nella salute» alla facoltà di Scienze politiche di Milano e conduce su Radio popolare la trasmissione «37e2» su temi legati alla salute. Impegnato in Medicina democratica, è dal 2020 direttore dell'Osservatorio coronavirus.

Il disobbediente

Luca Casarini, leader del movimento no-global italiano, 54 anni, veneto, con il movimento dei «Disobbedienti» partecipò alle manifestazioni di Genova distinguendosi dal Genova social forum. Dopo aver pubblicato nel 2008 un romanzo con Mondadori, è stato consulente di marketing e design pubblicitario a Palermo. Nel 2014 fu candidato al Parlamento europeo, ma non venne eletto. Ha proseguito la sua attività politica, prima come fondatore di Sinistra Ecologia Libertà con Nichi Vendola, poi con Sinistra italiana nel 2017. Tra le sue ultime attività quella sulla nave Mar Jonio per soccorrere i migranti, da portavoce della missione «Mediterranea Saving Humans».

Il carabiniere 

Mario Placanica è il carabiniere ausiliaro nato a Catanzaro, oggi 41enne, che sparò in piazza Alimonda. È oggi un uomo segnato e visibilmente ingrassato, che dimostra più della sua età. In congedo dal 2005 dopo quattro anni di servizio perché ritenuto non più idoneo, al processo per omicidio sulla morte di Giuliani è stato prosciolto riconoscendogli la legittima difesa. Una perizia stabilì anche che il colpo mortale partì da un'altra arma. Fu candidato con la destra alle elezioni comunali di Catanzaro nel 2006, ma non venne eletto. Nel 2009, è stato sotto inchiesta per le accuse di violenza sessuale su minore, da cui nel 2017 è stato assolto perché «il fatto non sussiste». Vive con la madre in Calabria, «nullafacente sostenuto dalla famiglia» ha dichiarato in un'intervista a La7.

I genitori

Giuliano Giuliani e Adelaide (Haidi) Gaggio sono i genitori di Carlo, il manifestante morto in piazza Alimonda negli incidenti di Genova. Cercano ancora la verità su quanto avvenne 20 anni fa. Dopo il processo penale sulla morte del figlio, si sono rivolto alla Corte europee dei diritti dell'uomo che, nel 2011, ha riconosciuto alla famiglia Giuliani 40mila euro di risarcimento a carico dello Stato. Attivisti politici, Giuliano e Haidi continuano a raccontare la storia del figlio e le vicende del G8 nei licei di tutta Italia. Haidi, 77 anni, insegnante elementare in pensione, è stata senatrice di Rifondazione comunista nel 2006 ed è tra i fondatori dell'Osservatorio sulla repressione. Giuliano, già sindacalista Cgil a Genova, continua il suo impegno politico-sindacale.

Il capo della polizia

Gianni De Gennaro, calabrese, 73 anni, era il capo della polizia, processato per istigazione a falsa testimonianza assolto in Cassazione. Dopo le vicende di Genova, è stato commissario straordinario per la crisi dei rifiuti in Campania nel 2008, sottosegretario con delega ai Servizi segreti nel governo Monti e dal 2013 al 2020 presidente dell'azienda Leonardo del gruppo Finmeccanica. Oggi è presidente del Centro studi americani e presidente della Banca popolare di Bari.

I depistatori

Francesco Gratteri, tra gli investigatori che contribuirono alla cattura dei boss mafiosi Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca, nel 2001 era direttore del servizio centrale operativo (lo Sco). Fu ritenuto responsabile delle falsificazioni delle prove sulle violenze seguite all'irruzione alla Diaz e condannato in Cassazione nel 2012 a 4 anni, con sospensione dal servizio. Per l'indulto del 2006 e il decreto «svuotacarceri» ne ha scontato un anno ai domiciliari. Gli venne negata la pena alternativa del lavoro in prova in un servizio sociale. Attualmente è in pensione, dopo la promozione a prefetto e gli incarichi di direttore all'antiterrorismo e questore di Bari.

Gilberto Caldarozzi era il vice di Gratteri allo Sco e fu condannato in Cassazione a tre anni e otto mesi per la costruzione di prove false. Anche a lui è stato negato il servizio in prova e, per l'indulto e il decreto «svuotacarceri» ha scontato otto mesi ai domiciliari. Partecipò nel 2006 alla cattura del boss Bernardo Provenzano e fu promosso questore per meriti speciali. Dopo la condanna, fu sospeso dal servizio. Oggi è in pensione come Gratteri, ma prima, scontata la pena, è stato il vice direttore della Direzione investigativa antimafia.

Vincenzo Canterini era il capo del Reparto Mobile di Roma, al comando dei celerini che tra i primi irruppero nella Diaz. Dopo Genova, fu promosso questore, ma venne condannato in Cassazione a tre anni e tre mesi, scontandone tre mesi ai domiciliari. Anche lui è oggi in pensione, dopo aver pubblicato un libro in cui ha lanciato pesanti accuse ai vertici della polizia di allora, sostenendo che furono i veri responsabili dei depistaggi sulle indagini anche se scaricarono tutto sui livelli di comando inferiori.

I politici 

Gianfranco Fini era all'epoca leader di An e vice presidente del governo Berlusconi di cui era principale alleato. Fu presente alle riunioni operative in Prefettura, dove si decisero le strategie di prevenzione e intervento contro i manifestanti e gli incidenti provocati dai black bloc. La sua presenza fu segnalata anche nella caserma dei carabinieri a Forte San Giuliano. Dopo Genova, è stato presidente della Camera, fondatore del partito Futuro e libertà in contrapposizione a Berlusconi e poi, travolto anche dalle polemiche sui fondi di An, si è ritirato a vita privata.

Claudio Scajola, parlamentare di Forza Italia, in una ipotetica catena di comando era al vertice come ministro dell'Interno. Per gli incidenti di Genova, fu presentata in Parlamento una mozione di sfiducia nei suoi confronti, poi respinta. Circolarono delle sue presunte indicazioni che autorizzavano a sparare sui manifestanti in caso di sfondamento della zona rossa disposta a protezione delle riunioni dei capi dei governo. Indicazioni poi smentite. Per altre tre volte ministro in altrettanti governi Berlusconi, è oggi a 73 anni per la terza volta sindaco di Imperia. 

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Il Mattino