Gabrielli, capo della polizia: prima o poi l'Isis ci colpirà

Gabrielli, capo della polizia: prima o poi l'Isis ci colpirà
«Lo dico in maniera molto cruda: prima o poi anche noi un prezzo lo dovremo pagare. Ci auguriamo sia quanto più contenuto possibile», ma «noi dentro a...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Lo dico in maniera molto cruda: prima o poi anche noi un prezzo lo dovremo pagare. Ci auguriamo sia quanto più contenuto possibile», ma «noi dentro a quella minaccia ci siamo. Le indagini, spesso successive ai rimpatri, hanno dimostrato che buona parte delle persone fermate nel nostro Paese perché considerate vicine all'Isis stava realmente per compiere attentati e fare morti. Questo, però, non deve toglierci la nostra libertà. Saremmo sconfitti solo se ci lasciassimo condizionare nella nostra quotidianità». Lo afferma il capo della polizia, Franco Gabrielli, in due interviste in apertura di prima pagina al Giornale e a Qn. Il fatto che l'Italia non sia ancora stata toccata direttamente dal terrorismo di matrice islamista «è il frutto di diversi fattori. Oltre all'ottimo lavoro di prevenzione, il punto è che non abbiamo sacche gravi di marginalizzazione e che noi i sospetti terroristi li espelliamo subito», dice Gabrielli. «La verità è che se la smettessimo di giudicarci più coglioni degli altri, scopriremmo che in molti casi siamo migliori». In merito alla radicalizzazione in Rete, «sarebbe sbagliato limitare l'uso del web, mentre è giusto indagarlo con squadre e strumenti speciali. È quel che facciamo quotidianamente». Per il prefetto è «importante riaprire i Cie in numero sufficiente e in ogni regione. Si arriverà a una permanenza di un massimo di un anno in presenza di motivi di sicurezza pubblica».


Sui rimpatri dei migranti che fanno ricorso per la negazione del diritto d'asilo, «la normativa europea prevede almeno un grado di giudizio, il nostro sistema giudiziario ne presuppone tre. Intendiamo fermarci al primo». I Paesi d'origine non recepiscono le espulsioni perché «l'emigrazione è due volte vantaggiosa: decomprime la demografia e garantisce importanti rimesse di denaro», osserva Gabrielli. «Dunque occorre fare in modo che riprenderseli sia ancora più vantaggioso. Con quello che spende lo Stato per accoglienza, sanità e sicurezza, le risorse da distribuire a mò di incentivo non mancherebbero». In merito agli accordi bilaterali sugli espulsi e centri di raccolta dei migranti in nord Africa ipotizzati dal ministro dell'Interno Minniti, «il governo sta lavorando seriamente su entrambi i fronti, e sono sicuro che a breve avremo importanti novità anche nel rapporto con la Libia», dichiara Gabrielli.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino