Incidente corso Francia, la mamma di Gaia: pronta ad abbracciare Genovese

«Se Pietro Genovese venisse da me gli farei una carezza: il perdono non si nega a nessuno neanche a lui. Già l’ho fatto». È passato un anno ma...

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«Se Pietro Genovese venisse da me gli farei una carezza: il perdono non si nega a nessuno neanche a lui. Già l’ho fatto». È passato un anno ma è ancora come se fosse ieri: quella notte terribile del 22 dicembre 2019. Il dolore è lo stesso di allora, il senso di vuoto non è cambiato né si è attenuato, l’assenza non potrà mai essere colmata. Eppure non c’è posto per l’odio perché Gabriella Saracino, la madre di Gaia Von Freymann, uccisa su Corso Francia un anno fa insieme a Camilla Romagnoli dal suv di Genovese, parla di «perdono» a un anno esatto dal tragico incidente quando a poco a poco la chiesa del Preziosissimo sangue di nostro Signore Gesù Cristo sulla Flaminia inizia a svuotarsi dei tanti amici e conoscenti che hanno preso parte alla funzione in ricordo delle due sedicenni. 

«Erano solo delle bambine - prosegue la signora Saracino - che ci sono state portate via ingiustamente ma se quel ragazzo pieno di fragilità venisse da me a chiedere perdono io non potrei negarglielo». Quella carezza di cui parla, la mamma di Gaia ha provato anche a regalarla al giovane qualche giorno fa quando, nell’aula bunker di Rebibbia, Genovese è stato condannato a 8 anni per omicidio stradale plurimo. Il gup Gaspare Sturzo nel pronunciare la sentenza (tre anni in più rispetto alla richiesta avanzata della pubblica accusa) si è commosso. «Con la madre di Camilla abbiamo provato ad avvicinarci ma non è stato possibile - prosegue la signora Saraceno - nulla ci riporterà indietro le nostre bambine ma le ripeto il perdono non si nega a nessuno». Intorno a lei tanti giovani, compagni di scuola delle due sedicenni che pochi istanti prima, ascoltando le sue parole dall’altare, non sono riusciti a trattenere le lacrime.

Gaia che amava i bambini e sognava una famiglia «normale con due figli e un marito da amare per tutta la vita». Ora proprio per cercare di esaudire una parte di quel sogno la mamma della giovane è pronta a realizzare una Onlus in memoria della figlia «Per tutti i bambini che soffrono e soprattutto per i figli delle vittime di femminicidio», conclude la signora Saracino. In chiesa è stato disposto un sistema di sicurezza per mantenere le distanze anti-contagio imposte dalla pandemia del Covid-19 e per le molte persone accorse sono state disposte pertanto delle sedie nel cortile oltre a una diretta trasmessa nell’oratorio. Seduti ai banchi ci sono i compagni di scuola delle due ragazze, ci sono anche i genitori di Camilla, i parenti, gli amici e i semplici conoscenti. Il parroco durante l’omelia invoca le preghiere per le loro «giovani anime» e prova a persuadere il gremito uditorio: «Anche la sofferenza ha un senso», poi viene anche il tempo «della giustizia e quello del perdono». 

 A ricordare le due sedicenni diverse lettere e pensieri d’amore: «La forza di Gaia, la solarità di Camilla, vi porteremo sempre nel nostro cuore». Poi a prendere la parola è il fidanzato di Gaia: «Farai parte per sempre della mia vita perché quello che sono oggi lo devo anche a te, al tuo modo di insegnarmi le cose, ogni volta che un soffio di vento mi colpisce è come se tu mi accarezzassi». In serata il murale realizzato a Corso Francia nel punto esatto in cui le due sedicenni sono state investite è tornato a riempirsi di fiori: «Saremo sempre con voi - si legge in un biglietto - ma voi proteggeteci da lassù». 

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Il Mattino