Galli: aumento di casi di meningite in autunno, ma non c'è allarme

Galli: aumento di casi di meningite in autunno, ma non c'è allarme
Massimo Galli, presidente SIMIT e ordinario dell’Università degli Studi di Milano Direttore Divisione Clinicizzata di Malattie Infettiveinterviene sul recente caso di...

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Massimo Galli, presidente SIMIT e ordinario dell’Università degli Studi di Milano Direttore Divisione Clinicizzata di Malattie Infettiveinterviene sul recente caso di meningite fulminante, che ha colpito ieri una bimba di sei anni. «Purtroppo, dal punto di vista epidemiologico, è un evento atteso, che riproduce una situazione tipica di questo periodo dell’anno. I mesi estivi hanno segnato, come previsto, un intervallo nella presentazione di nuovi casi. La meningite tende infatti a presentarsi più frequentemente dall’autunno alla primavera. Non vi sono segnali, al momento, di variazioni nella situazione epidemiologica che possano far pensare a uno stato inusuale di pericolo o giustificare allarmismi. Va inoltre ricordato che solo una piccola minoranza delle persone che albergano nella loro faringe (portano in gola) meningococchi o pneumococchi sviluppa una malattia invasiva: la grande maggioranza invece non s’ammala e resta del tutto asintomatica». Galli aggiunge: «L’assenza di informazioni sullo stato vaccinale della bambina colpita non consente di anticipare valutazioni specifiche. Tuttavia, la mancata inclusione delle vaccinazioni contro i meningococchi tra le vaccinazioni obbligatorie può essere stata causa di equivoci o sottovalutazione della loro importanza.  Le vaccinazioni contro il meningococco sono fortemente raccomandate ed offerte gratuitamente a tutti i nuovi nati: quella contro il meningococco B  a partire dal terzo mese di vita, la anti-meningococco C o la quadrivalente contro i meningococchi A, C, W135 e Y al 13 mese. La copertura vaccinale per il meningococco C in Italia nei nati del 2014 è stata dell’80,67%, con importanti variazioni nelle diverse Regioni. Trascurare le vaccinazioni amtimeningococciche perché non obbligatorie è sbagliato e porta a escludere i propri figli dal miglior strumento di prevenzione disponibile contro la meningite».
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Il Mattino